Nel figurino è rappresentato un Colonnello di Fanteria Comandante di Reggimento così come poteva apparire a guerra inoltrata, intorno al 1942. L'ufficiale indossa una uniforme in cordellino grigioverde "adattata al tempo di guerra" secondo le disposizioni del giugno 1940, è basata su una giubba modello 33 alla quale è stato sostituito il colletto in velluto nero con un bavero in cordellino grigioverde e sono state rimosse le filettature rosse ai paramani. Anche i bottoni dorati sono stati tutti sostituiti da bottoni in frutto o in bachelite grigioverdi. I pantaloni sono rimasti del modello precedentemente in uso, con bande nere filettate del colore dell'arma di appartenenza, in questo caso il rosso della Fanteria. L'ufficiale indossa il berretto rigido, camicia e cravatta grigioverdi e gli stivaloni neri di cuoio. Il fregio ed i gradi al berretto ed i gradi ai paramani sono sottopannati di rosso, il che indica che il Colonnello detiene il comando di un reggimento, in questo caso l'80° Reggimento "Roma" della Divisione Pasubio, le cui mostrine di stoffa sono presenti sul colletto complete di stellette. Sul lato sinistro del petto sono presenti i nastrini delle decorazioni e sul primo bottone della giubba è presente il nastrino della Croce di Ferro Tedesca.
L'illustrazione è ispirata al Colonnello Epifanio Chiaramonti, comandante del Reggimento "Roma" tra il 1941 ed il 1942. Nato nel 1893 a Ribera in provincia di Agirgento, era già stato ufficiale combattente durante la Prima Guerra Mondiale, in Russia fu energico comandante dell'80°, attorno al quale costituì la "Colonna Chiaramonti" in seno al CSIR, una specie di reparto d'assalto avanzato. Ferito gravemente ad un occhio fu rimpatriato nel 1942 e posto al comando della Scuola Allievi Ufficiali di Milano dislocata però a Cremona, l'8 settembre del '43 si oppose in armi ai tedeschi e riuscì a salvare i propri uomini dalla fucilazione, subendo però due anni di internamento tra Polonia e Germania. Era decorato del cavalierato dell'Ordine Militare d'Italia, conferitogli nel 1947, e di una Medaglia d'Argento ed una di Bronzo meritate per la campagna di Russia, oltre che della Croce di Ferro germanica. Si spense a Milano negli anni '70.
Fu lui il comandante che l'11 agosto 1941, durante la battaglia di Jasnaja Poljana nei pressi della foce del fiume Bug, ordinò ai propri uomini di aprire il fuoco sui reparti di cavalleria tedesca che, dopo il vittorioso esito della battaglia contro l'Armata Rossa, conquistato dal valore degli uomini della "Colonna Chiaramonti", tentarono di rubare l'onore della conquista a soldati italiani. Fu fermissimo anche nel rintuzzare i rimproveri di un generale tedesco per quell'episodio:
« "Dovreste mandare i vostri mitraglieri a un corso d'addestramento" Disse spocchioso il tedesco. "Sparano male, ieri hanno messo sotto tiro la nostra cavalleria". "Non è stato un errore" Rispose Chiaromonti. "Sono stato io a ordinare il fuoco. I vostri soldati ci stavano tagliando la strada e io non tollero gli sgambetti." Il generale girò sui tacchi borbottando unglaubich!, incredibile! L'episodio di di Jasnaja Poljana fece certamente salire gli italiani nella considerazione dei tedeschi. »
(Arrigo Petacco, "L'armata scomparsa. L'avventura degli italiani in Russia", Oscar Storia Mondadori, pag. 22)
Illustrazione di Andrea Viottitratta da: A. Viotti "Uniformi e distintivi dell'Esercito Italiano nella Seconda Guerra Mondiale", USSME, Roma 1988