venerdì 3 maggio 2024

Ad Aversa la storia dell'Aeronautica


In provincia di Caserta, ad Aversa, si sono svolte dal 22 al 24 aprile tre "Giornate Azzurre" con un ciclo di eventi dedicati all'Aeronautica Militare, organizzati dall'Associazione Arma Aeronautica, in collaborazione con il Civico Museo di Storia Militare, per celebrare l'anniversario della costituzione della sezione aversana in occasione del 101° compleanno dell'arma azzurra. Un programma che ha visto coinvolti, oltre agli avieri in congedo, vari reparti dell'aeronautica sul territorio, le istituzioni locali, numerosi istituti scolastici ed enti culturali, con l'obbiettivo di promuovere le attività aeronautiche, il legame tra l'agro aversano e l'aeronautica militare e di mettere in primo piano i giovani, che infatti sono stati protagonisti dell'evento.

I generali Palermo e Schiavone, l'On. Graziano e il curatore de Chiara inaugurano la mostra

Lunedì 22 aprile, con una grande cerimonia in piazza Municipio, si è svolto un solenne alzabandiera con la deposizione di una corona d'alloro in omaggio ai Caduti da parte del generale Giovanni Palermo, presidente regionale dell'Associazione Arma Aeronautica, e del commissario prefettizio del comune di Aversa Gerardina Basilicata, con l'intervento dell'on. Stefano Graziano, membro della commissione Difesa della Camera, oltre a numerose altre autorità civili ed alle rappresentanze di vari reparti militari e delle associazioni d'arma. Nella stessa mattinata è stata inaugurata, all'interno degli spazi espositivi di Palazzo Rebursa, una mostra storica a tema aeronautico curata dal Civico Museo di Storia Militare con il patrocinio del comune di Aversa, intitolata "Aversa e l'Arma Azzurra, cent'anni in volo" che ha ripercorso, con una ricca selezione di oggetti dalle proprie collezioni, il secolo di storia dell'aeronautica italiana ed il contributo del territorio aversano, con cimeli, documenti e fotografie d'epoca, in un suggestivo allestimento, anche multimediale, che ha proiettato il visitatore in un ideale campo di volo, tra volti e storie.  

Sempre a palazzo Rebursa, nel pomeriggio del 23 aprile, è stato presentato il libro "La musica e il volo", della professoressa Enrica Donisi, storica della musica che ha studiato l'evoluzione delle bande militari in seno ai reparti dell'aeronautica. L'autrice ha instaurato un coinvolgente dialogo con il colonnello Paolo Vatiero dell'Accademia Aeronautica, il professore Giuseppe Pezzella, docente dell'Università Vanvitelli, Angelo Cirillo della Pastorale Sociale e Lavoro diocesana e con il curatore del Museo Militare Salvatore de Chiara, che ha visto la partecipazione di un interessato pubblico. 


L'ultimo appuntamento si è svolto nella serata di mercoledì 24 aprile, con una serie di speciali visite guidate all'esposizione storica che si sono svolte dal pomeriggio alla tarda serata a conclusione della mostra.   




giovedì 11 aprile 2024

1941, vittoria a El Mechili

L'8 aprile 1941 i bersaglieri dell'8° Reggimento scrissero una delle pagine più valorose della storia italiana della Seconda Guerra Mondiale, celebrando degnamente l'anniversario della prima battaglia di Goito dell'8 aprile 1848, che fu il battesimo del fuoco per il corpo dei Bersaglieri.

Nel marzo 1941 era iniziata la fase della controffensiva italotedesca in Africa settentrionale, dopo le pesantissime perdite patite durante l'offensiva britannica tra il dicembre '40 e il gennaio '41 nel corso della operazione Compass che aveva distrutto la  10ª Armata italiana, i primi rinforzi corazzati tedeschi e il dinamico comandante Rommel avevano già impresso un diverso passo agli eventi della guerra con la riconquista di El Agheila e Bengasi, avviando una serie di intense battaglie per il controllo della Cirenaica. Dai primi mesi del 1941 era sbarcata in Libia anche la Divisione corazzata "Ariete", che aveva in organico, oltre al 32° Reggimento carri, anche l'8° Bersaglieri su tre battaglioni, di cui uno motociclisti. Il reparto era comandato dal colonnello Ugo Montemurro, un veterano della Grande Guerra nella quale era stato preso prigioniero dello stesso Rommel riuscendo, però, a fuggire rocambolescamente ed a rientrare nelle linee italiane. L'8° era stato precedentemente schierato sul fronte alpino durante la campagna di Francia per poi giungere in Libia il 24 gennaio 1941, insieme al grosso della "Ariete".

Montemurro riceve la Croce di Ferro da Rommel

Nella prima fase dell'azione di Rommel su Bengasi il reggimento era stato impiegato come riserva d'armata senza partecipare direttamente agli scontri, ma il comandante tedesco, consapevole delle grandi qualità del colonnello italiano, aveva voluto che Montemurro formasse una colonna mobile alle dirette dipendenze del comandante dell'Afrika Korps. L'8° Bersaglieri era avanzato verso est facendo tappa a Homs, Misurata e Sirte e l'8 aprile '41 ebbe il suo battesimo del fuoco in terra africana ad El Mechili. Si trattava di un piccolo centro a sud di Derna, che costituiva il principale snodo carovaniero della Cirenaica, gli italiani vi avevano realizzato due campi d'aviazione ed avevano ampliato l'antico forte turco, avevano anche realizzato un ampio campo trincerato di quattro chilometri attorno al perimetro del villaggio, dotato di numerose ridotte per mitragliatrici e postazioni anticarro, su queste fortificazioni ai primi di gennaio la 10ª Armata aveva provato a resistere prima di essere costretta a ripiegare. Gli inglesi si erano rapidamente attestati sul perimetro difensivo ed avevano utilizzato le strutture interne come base logistica, schierando a protezione dell'area la 3ª Brigata motorizzata indiana del generale Vaughan. Già nella giornata del 6 aprile l'avanguardia italiana, formata dalla colonna leggera del tenente colonnello Fabris, forte di un battaglione motociclisti, una compagnia anticarro, reparti di artiglieria e mitraglieri, aveva ingaggiato il primo contatto con elementi inglesi, mentre nel pomeriggio del 7 aprile la colonna "Montemurro" era giunta sul posto per completare la manovra di accerchiamento, si trattava di 350 uomini che comprendevano una compagnia Comando, un battaglione Bersaglieri autoportato, una compagnia controcarro e una batteria campale tratta dal 132° Artiglieria, oltre ad una sezione mitragliatrici. All'alba dell'8 aprile lo schieramento italo-tedesco cominciò ad aumentare la propria pressione sul campo trincerato di El Mechili con attacchi sui fianchi di elementi corazzati della 5ª Leichte Division tedesca e del Distaccamento "Santamaria", forte di due plotoni di fanteria e una quindicina di carri leggeri, con l'obbiettivo di tagliare le piste che convergevano verso il centro carovaniero. L'attacco frontale fu invece portato dai bersaglieri delle colonne "Montemurro" e "Fabris" e si protrasse dal tardo pomeriggio a tutta la notte del 7 aprile, i britannici, circondati nel perimetro, provarono a sganciarsi a più riprese ed a ricongiungersi con le forze australiane che ripiegavano verso El Adem, ma solo pochi reparti isolati riuscirono ad uscire dall'accerchiamento, mentre il grosso dei britannici, cui nei giorni precedenti si era unito anche il generale Michael Gambier Parry con i resti della 2ª Divisione corazzata in rotta da Bengasi, rifiutava le ripetute offerte di resa di Rommel. Nel corso della giornata gli italiani erano passati all'attacco diretto del del perimetro fortificato, gli inglesi tentarono un alleggerimento con una manovra aggirante di due reggimenti motorizzati della brigata indiana che attaccò a tergo le posizioni dei bersaglieri del tenente colonnello Fabris, ma l'intervento della colonna "Montemurro" risultò decisivo per le sorti dello scontro: due formazioni di mitraglieri motociclisti attaccarono in rapidità uno dei fianchi della formazione indiana, mentre i cannoni delle batterie italiane da 75/27, rustica e antiquata ma ancora valida bocca da fuoco, martellavano il fianco opposto costringendo gli anglo-indiani a ripiegare. 

Il balzo finale fu compiuto dal grosso delle fanterie italiane, costituite dal XII Battaglione Bersaglieri, che attaccarono con impeto i difensori e dilagarono all'interno dell'area fortificata di El Mechili completando in poche ore la conquista della base e la cattura dell'intera guarnigione.Imponenti furono le conseguenze dell'azione, il comandante inglese Gambier Parry si arrese personalmente al colonnello Montemurro con il suo intero stato maggiore e venne fatto prigioniero anche il generale Vaughan, oltre a due colonnelli, di quel che rimaneva della brigata indiana e della 2ª Divisione corazzata furono presi prigionieri 1800 uomini e vennero catturati oltre 400 automezzi ancora efficienti e parte dei depositi logistici. Il successo aprì la strada alla rapida riconquista di Ain en Gazala ed alla successiva avanzata su Derna e El Adem. Per la brillante azione di El Mechili il colonnello Ugo Montemurro fu decorato sul campo da Rommel della Croce di Ferro tedesca di prima classe con una lusinghiera motivazione, e successivamente anche della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, per l'intera campagna di Libia la bandiera dell'8° Bersaglieri fu decorata della Medaglia d'Oro al Valor Militare con questa motivazione:

"Strumento di guerra, nel quale agilità e potenza sono contemperate e fuse, animi e corpi protesi in ferreo blocco al sacrificio ed alla gloria, in circa due anni di guerra sanguinosa in territorio desertico ha dato prove fulgidissime di eroico valore. In continuo contatto con il nemico più forte ed implacabile ha opposto alla maggiore forza il coraggio, all’implacabilità la fermezza stoica e ne ha avuto, in ogni confronto, schiacciante ragione. Mai arrestato dal piombo avversario nelle sue marce vittoriose ha sempre saputo, opponendo le sue armi ed i suoi petti, stroncare inesorabilmente le iniziative del nemico. Il sangue generoso dei suoi Ufficiali, Sottufficiali, Bersaglieri, continuatori eroici di una tradizione che non ha macchia, ha irrorato e fecondato le sabbie del deserto: El Mechili, Tobruk, Passo Halfaja, Sollum, Capuzzo, Bir El Gobi, Dakar El Aslagh, nomi legati alle glorie della Patria, sono le tappe gloriose del reggimento, due volte sacrificatosi nell’estremo olocausto, due volte risorto nel nome dei suoi eroici figli caduti. Lo stesso nemico, ha espresso la stupita ammirazione per i fanti piumati del reggimento, espressione purissima delle virtù guerriere dell’italica stirpe."  – Africa Settentrionale, aprile 1941-settembre 1942. 

Il campo di El Mechili dopo la battaglia

Nel corso della drammatica ed eroica campagna in nord Africa il sacrificio ed il valore dei Bersaglieri furono una costante che si impose all'ammirazione di alleati e nemici.

 

venerdì 27 ottobre 2023

I bersaglieri trionfano alla Dragon Recon


Si è colorata di cremisi la ventitreesima edizione della Dragon Recon, gara internazionale per pattuglie militari organizzata da U.N.U.C.I. e A.N.Art.I. Napoli. All'interno della grande area del comprensorio militare di Persano, che da alcuni anni è divenuto il teatro dell'attività competitiva/addestrativa, dal 13 al 15 si è svolta la gara articolata in venti prove che ha visto la vittoria della pattuglia formata dal personale in servizio del 1° Reggimento Bersaglieri di stanza a Cosenza, che si è guadagnata 1140 punti assoluti, superando le squadre seconda e terza classificata, rispettivamente del reggimento Cavalleggeri Guide e del team Alfa dell'8° Reggimento Artiglieria "Pasubio", che a Persano è di casa. A presiedere la cerimonia di premiazione ed a consegnare la speciale targa premio inviata dal Ministro della Difesa è stato un altro bersagliere, il generale Claudio Minghetti comandante del Comando Forze Operative Sud di Napoli, che ha espresso la sua personale soddisfazione per la riuscita della competizione che unisce personale in servizio, militari in congedo ed esperti del mondo militare in un contesto addestrativo che richiede elevato impegno, coniugando l'intraprendenza delle associazioni d'arma con il supporto degli enti militari.


La Dragon Recon, che si svolge con il patrocinio dello Stato Maggiore dell'esercito, ha coinvolto quattordici squadre, tra militari in servizio attivo e associazioni, italiane ed estere, quest'anno l'edizione è stata dedicata all'80° anniversario dell'Operazione Avalanche, lo sbarco alleato tra Paestum e Salerno che segnò una svolta nella campagna d'Italia durante la seconda guerra mondiale. La tipologia di prove proposte è stata quindi articolata su un parallelismo tra le azioni belliche del 1943 ed i contesti operativi attuali. Tra i vari premi consegnati, i bersaglieri del 1° Reggimento si sono aggiudicati anche la targa per la miglior prova di primo soccorso offerta dalla Croce Rossa Italiana, i Cavalleggeri Guide hanno vinto la prova di tiro con armi individuali, tra le pattuglie in congedo il miglior piazzamento assoluto è andato all'Omega Athletic Gruop formato da riservisti delle forze armate della Repubblica di Cipro, mentre lo speciale Trofeo Veterani, offerto dall'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, è andato alla squadra U.N.U.C.I. di Perugia.

Il presidente della sezione napoletana dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, generale Luigi Vinaccia, ha diretto l'esercitazione e la cerimonia conclusiva, alla quale sono intervenuti, fra gli altri, il vicepresidente nazionale U.N.U.C.I., generale Quattrini, il comandante del comprensorio di Persano, colonnello Gravante, il presidente A.N.Art.I. Napoli, tenente Ventura, i labari dell'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, dell'Associazione Artiglieri e degli ex Allievi Nunziatella. Al termine della quale è stata allestita una mostra di reperti del secondo conflitto mondiale a cura dell'associazione Avalanche 1943 animata dai rievocatori del gruppo Amici del Tricolore. 

  

giovedì 30 marzo 2023

Ucraina, prima guerra globale

Le ambizioni russe sono un misto di bellicismo e nostalgia sovietica

La guerra in Ucraina ha raggiunto la soglia del 397esimo giorno, tutto il mondo la chiama guerra, Putin la chiama “operazione speciale”, io la chiamo prima guerra globale. Mentre Joseph Borrell corre in Cina per discutere i 12 punti del piano di pace del dittatore Xi, questo piano di pace ve lo risparmio perché dopo aver perso un’oretta per leggerlo attentamente sia in italiano che in inglese, lo chiamerei global fried air (aria fritta globale).

Il nostro amico Putin, lui, quel buontempone che faceva le vacanze con il nostro presidente del consiglio dei ministri, per dimostrare all’ occidente quanto il suo obiettivo sia veramente e soltanto la pace ha annunciato al mondo che:

il primo luglio 2023 sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia, la Federazione Russa dispone di circa 2000 di questi terrificanti missili che hanno una gittata di 500 km;

entro un anno le fabbriche russe produrranno 1600 carri armati di nuova generazione,

il reclutamento di altri 300.000 coscritti è già terminato ed entro la metà di aprile queste truppe fresche entreranno in azione.

Tutto questo significa tendere alla pace o invece tendere al proseguimento dell’azione speciale per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati? Cioè la riconquista della Novorossija. I tre punti in precedenza citati sono scritti su tutte le testate giornalistiche in carta stampata ed on line, ma qualcuno avverte di tutto questo i politici italiani che, come l’avvocato Conte e le sue incazzatissime colleghe, dicono che per puntare ad una pace giusta non bisogna rifornire di armamenti l’esercito ucraino? Ma si rendono conto che emettono una condanna a morte? 

Il mio giudizio è di carattere squisitamente tecnico: la guerra termina quando sul capo di battaglia c’è equilibrio tra le forze. L’equilibrio tra la media potenza nucleare Federazione Russa (145 milioni di abitanti) e la Repubblica Ucraina (44 milioni di abitanti) si può creare solo se le nazioni democratiche forniscono i sistemi d’arma necessari per combattere alle forze armate ucraine. In Ucraina sono arrivati i primi carri armati tedeschi Leopard, ma al momento non serviranno a cambiare le sorti del conflitto, solo le unità del gruppo Wagner dispone di circa 50.000 mercenari agguerriti, molti dei quali ergastolani o delinquenti, una sola armata corazzata russa ha a disposizione 300 carri armati T-72 delle varie versioni, mentre l’esercito ucraino può schierare appena poche decine di Leopard. Poi vi sono le truppe aggiuntive, dai ceceni di Kadirov, notoriamente addetti ad azioni non convenzionali (tagliatori di teste e di gole), ai siriani fino ai mercenari vari, per un totale di circa 8000 uomini. Poi ci sono le forze armate regolari della Federazione Russa, almeno 150.000 effettivi, dotati di carri armati, missili termobarici e recentemente anche droni iraniani. 

Nella guerra di parole che preannuncia un rilancio della guerra sul campo, è imminente una controffensiva ucraina sulla direttrice sud-est, mentre continuano accaniti i combattimenti attorno a Bahkmut, obiettivo primario invernale della Russia, che vi ha gettato qualunque risorsa disponibile pur penalizzando la compagnia Wagner, la città, anche se totalmente distrutta, non è stata presa. Le forze sul terreno devono fare i conti con un nemico che prima o poi avrebbe bussato alle porte dei comandanti: la ritrosia ad arruolarsi. Succede, con differenti proporzioni, tanto sul fronte ucraino ma ancor di più su quello russo, è la stanchezza della guerra, inevitabile dopo oltre un anno di combattimenti. Ma i russi possono puntare sul massiccio arruolamento avviato in questi giorni dal capo della Wagner Prigozhin, che è tornato a setacciare le carceri in cerca di combattenti. Kiev, al contrario, deve fare i conti con i militari che a partire dall’autunno potrebbero cominciare a scarseggiare, a seguito delle perdite, delle tempistiche necessarie per l’addestramento e dell’elevata usura dei reparti schierati in prima linea. Per ovviare vengono già precettati ragazzi di 17 anni, avviati nei campi di addestramento in attesa di venire impiegati in battaglia qualora fosse necessario alla fine dell’anno, appena diventati maggiorenni. 

Gli ucraini si addestrano anche grazie agli aiuti occidentali

La guerra è una cosa seria, la guerra uccide uomini e distrugge città, la guerra rende possibili nefandezze di ogni genere, la guerra crea solchi nell’anima che non si rimarginano mai. Parliamone quando la conosciamo nella sua immane tristezza non tanto per assumere un atteggiamento politico, in guerra ci sono solo nemici da uccidere anche nella maniera più efferata.


Generale Giovanni Albano

sabato 4 marzo 2023

La musica dell'Aeronautica


La ricercatrice e musicologa Enrica Donisi ha dato alle stampe l'opera "La musica e il volo", dedicata al connubio tra il mondo musicale e l'Aeronautica Militare Italiana. Condensate nel testo le accurate indagini archivistiche che hanno consentito di far emergere numerosi documenti inediti sulla musica tra '800 e '900, i nomi di compositori sino ad ora sconosciuti, nonché partiture originali. La Donisi offre uno spaccato interessante sull'ambiente culturale che informa la musica in Italia e nel resto del mondo e che si riverbera nella corrispondenza fra aviatori e musicisti, ricostruendo la genesi e i momenti salienti della banda dell'Aeronautica Militare, il cui nucleo originario risale al 1924 ed all'opera di Giulio Cesare Camussi. 

Il volume rappresenta una tappa ulteriore del filone di ricerca intrapreso dall'autrice già da diversi anni, sulle tracce della lunga tradizione che si dipana dai compositori provenienti dalla scuola di Gaetano Ciandelli nell'800. Articolato in dieci capitoli, dopo una panoramica sulle bande militari e sulla storia della Regia Aeronautica, ripercorre la storia della banda dell'arma azzurra, il contributo di personalità quali Piero Mascagni e Gabriele d'Annunzio, il ruolo delle fanfare, il legame artistico e musicale con l'America latina.

Nell'appendice de "La musica e il volo", edito da Rivista Aeronautica con una prefazione dell'ex ministro della Difesa Guerini, sono riportati vari scritti dei  protagonisti, documenti d'epoca e partiture musicali.          

domenica 13 novembre 2022

Torna la Dragon Recon a Persano

Dopo due anni di stop imposta dalla pandemia, dal 21 al 23 ottobre si svolta nuovamente la gara internazionale tra pattuglie militari Dragon Recon, organizzata dall'U.N.UC.I, ancora una volta all'interno del comprensorio militare di Persano, in provincia di Salerno. Quest'anno la competizione è giunta alla XX edizione, riconfermando la grande attenzione al tema della cooperazione e addestramento tra il personale in servizio ed in congedo delle forze armate.



La vittoria è andata al team della Guardia Nazionale Lettone, che si è distinta per piazzamenti nelle diverse prove, al secondo posto la squadra inviata dal 1° Reggimento Bersaglieri, mentre una onorevole terza posizione è andata alla squadra del Reggimento Cavalleggeri Guide, capitanata dallo stesso comandante di reggimento, il Colonnello Luigi D'Altorio. La prima classificata tra le squadre del personale in congedo è stata la pattuglia organizzata con personale misto U.N.U.C.I. e Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia della provincia di Siena, mentre una speciale targa veterani, offerta dall'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, è stata assegnata alla squadra della sezione di Ragusa dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra, che ha all'attivo il maggior numero di partecipazioni alla competizione.

Per la prima volta la gara esercitativa è stata diretta dal Generale Luigi Vinaccia, presidente della sezione di Napoli dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, che nel corso della cerimonia di premiazione ha avuto belle parole di elogi per organizzatori e partecipanti, dopo la scomparsa del Generale De Vita, che della Dragon Recon era stato uno degli ideatori e per un ventennio aveva sovrainteso al suo svolgimento.  



sabato 5 novembre 2022

La difesa di Procida durante la Seconda Guerra Mondiale


Durante la seconda guerra mondiale, la rilevanza strategica della città di Napoli e del suo porto palesarono alle autorità militari l'urgenza della difesa delle coste settentrionali della Campania dalle azioni navali, delle offese aree e dalla minaccia di uno sbarco anfibio sul litorale caratterizzato da un ampio retroterra pianeggiante, privo di ostacoli naturali che ne facilitassero la difesa, come invece si presentava il territorio a sud ed intorno al porto di Salerno.  Le fortificazioni furono approntate in gran fretta e soltanto dopo l'inizio delle ostilità, coprendo non soltanto l'area metropolitana e quella dei litorali domitio e flegreo ma inglobando anche le isole del golfo di Napoli, poste a sentinella della terraferma e del passaggio obbligato nelle acque campane.

L'isola di Procida fu parte integrante del complesso difensivo, anche in virtù della sua posizione esattamente al centro dello stretto braccio di mare tra il promontorio di Capo Miseno e l'isola di Ischia, in grado di sbarrare il passaggio via mare e di dare supporto alla difesa della terraferma. All'inizio della guerra l'intero apparato difensivo era gestito dal Comando Difesa Territoriale di Napoli, alle cui dipendenze era il settore Difesa Porto di Napoli, retto dal 1941 dal Generale Ettore Marino, che nel maggio 1943 fu completamente riorganizzato venendo inglobato nel XIX Corpo d'Armata, incaricato della difesa costiera di tutta la Campania, il cui ultimo comandante fu il Generale Riccardo Pentimalli. Sin dal 1940 Procida fu dichiarata zona di guerra, vi fu installato un Posto di Avvistamento Lontano della MIL.M.ART. e vi fu dislocata una compagnia di fanteria tratta dal 117° Reggimento costiero, accasermata all'interno della scuola Scialoja nella centrale via Vittorio Emanuele. 


Cannone francese da 155 mm in configurazione originaria

Dall'estate 1942 fu potenziata la dotazione di artiglierie dell'isola con l'utilizzo di quattro cannoni pesanti antinave di preda bellica francese. Si trattava del cannone 155 mm L Mle 1917 GPF, pezzo di artiglieria da posizione costruito nel 1917 e già impiegato in Francia su installazione costiera, di cui il Regio Esercito ottenne circa 35 esemplari, impiegati con la denominazione 155/36 o, talvolta, anche 148/15. Furono installati sulla sommità della collina del Cottimo, realizzando anche imponenti lavori di adeguamento: fu espropriato il terreno agricolo ed il palazzo padronale che vi si trovava, espiantando viti ed olivi e realizzando un ampio sterrato sul quale furono costruite le quattro postazioni ottagonali in strati di cemento e graniglia di ciottoli marini, per sezioni sovrapposte, per l'alloggiamento dei cannoni, della lunghezza di circa 5 metri per ogni lato e sporgente per circa un metro fuori terra. Al centro della struttura un sistema di perni ed affusti in acciaio consentiva il brandeggio a 360° gradi, nella parte inferiore era realizzato un locale cavo sotterraneo ed una delle postazioni era dotata di riservetta di proiettili laterale, sempre in cemento e graniglia. I pezzi erano disposti a corona della collina, sulla quale era stato realizzato anche un sistema di fotoelettriche da illuminazione, mentre attorno vi erano attendati i serventi. Dal 1943 la postazione fu denominata 286a Batteria costiera e servita da personale mobilitato dal deposito del 10° Reggimento artiglieria di Caserta, in buona parte richiamati ultratrentenni. Per raggiungere il sito fu realizzata una apposita strada camionabile che consentisse un più agevole accesso rispetto alla stretta e tortuosa via Ottimo, che fino a quel momento era stato l'unico accesso alla collina, la nuova strada seguiva un percorso più rettilineo fino alla cima, realizzata con un fondo in acciottolato e larga circa quattro metri, fu intitolato al caduto procidano Salvatore Scotto di Vettimo, ufficiale della Regia Marina decorato al Valor Militare. Anche la zona costiera sottostante fu armata da postazioni di mitragliatrici scavate nel fianco del costone roccioso.



Resti delle postazioni fisse sulla collina del Cottimo


La difesa antiaerea del piccolo territorio isolano e delle sue postazioni armate rappresentava un ulteriore problema, numerose mitragliatrici pesanti, servite da artiglieri della Milizia, furono disposte attorno ai centri principali. Una postazione si trovava a sud in località Ciraccio, all'incrocio con via Saletta, un'altra lungo la costa settentrionale, nella zona detta Fiumicello. Il 74° Gruppo Artiglieria Pesante Contro Aerea, dipendente dal Regio Esercito e con comando a Pozzuoli, manteneva a Procida un proprio punto di osservazione al fine di dare tempestiva segnalazione delle formazioni aeree nemiche prima che giungessero in vista della costa.

Attualmente sono ancora ben visibili, tra la vegetazione della collina del Cottimo, i resti dei basamenti che sostenevano i grandi pezzi di artiglieria, all'interno dei campi coltivati della proprietà Di Iorio.