Si è arreso soltanto alla morte il tenente Hiroo Onoda, il più famoso dei "soldati fantasma" giapponesi, uno degli irriducibili combattenti che per anni, dopo la fine della seconda guerra mondiale, continuarono a combattere contro gli americani nelle fitte foreste dell'estremo oriente. Si è spento il 16 gennaio, aveva 91 anni e da tempo si era ritirato a vita privata in Giappone dopo aver passato gli anni successivi al suo rimpatrio a raccontare la sua storia in diverse pubblicazioni e dopo aver vissuto per un periodo in sud America.
Onoda era nato nel 1922 e, uscito col grado di tenente dalla scuola militare di Nakano, era stato inviato nel 1944 sull'isola di Lubang nelle Filippine per coordinare le forze già presenti nella guerriglia volta a ritardare l'avanzata statunitense, con l'ordine tassativo di non arrendersi. Nel settembre del 1945, rimasto con soli tre uomini, decise di non arrendersi considerando propaganda nemica l'ordine di resa diffuso dalle autorità giapponesi, continuando le azioni di guerriglia contro le popolazioni e la polizia locali. Risultò vano qualunque tentativo di rintracciare la sua unità al punto che Onoda venne dichiarato morto alla fine degli anni '50 e soltanto nel 1974, quando ormai era rimasto solo dopo la morte o la resa degli altri compagni, fu possibile stabilire un contatto con l'indomito combattente convincendolo alla resa grazie all'intervento del suo diretto superiore del periodo bellico, il maggiore Yoshimi Taniguchi. Al momento della resa innanzi al presidente filippino Marcos il tenente Onoda si presentò con lo sguardo fiero indossando ancora il proprio berretto d'ordinanza e l'equipaggiamento da campagna e con al fianco la spada da ufficiale, fu celebrato in patria come un eroe ed è assurto a simbolo popolare della tenacia della lotta e del Bushido, il codice d'onore nipponico che ritiene altamente disonorevole qualunque forma di resa.
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