domenica 13 novembre 2022

Torna la Dragon Recon a Persano

Dopo due anni di stop imposta dalla pandemia, dal 21 al 23 ottobre si svolta nuovamente la gara internazionale tra pattuglie militari Dragon Recon, organizzata dall'U.N.UC.I, ancora una volta all'interno del comprensorio militare di Persano, in provincia di Salerno. Quest'anno la competizione è giunta alla XX edizione, riconfermando la grande attenzione al tema della cooperazione e addestramento tra il personale in servizio ed in congedo delle forze armate.



La vittoria è andata al team della Guardia Nazionale Lettone, che si è distinta per piazzamenti nelle diverse prove, al secondo posto la squadra inviata dal 1° Reggimento Bersaglieri, mentre una onorevole terza posizione è andata alla squadra del Reggimento Cavalleggeri Guide, capitanata dallo stesso comandante di reggimento, il Colonnello Luigi D'Altorio. La prima classificata tra le squadre del personale in congedo è stata la pattuglia organizzata con personale misto U.N.U.C.I. e Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia della provincia di Siena, mentre una speciale targa veterani, offerta dall'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, è stata assegnata alla squadra della sezione di Ragusa dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra, che ha all'attivo il maggior numero di partecipazioni alla competizione.

Per la prima volta la gara esercitativa è stata diretta dal Generale Luigi Vinaccia, presidente della sezione di Napoli dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, che nel corso della cerimonia di premiazione ha avuto belle parole di elogi per organizzatori e partecipanti, dopo la scomparsa del Generale De Vita, che della Dragon Recon era stato uno degli ideatori e per un ventennio aveva sovrainteso al suo svolgimento.  



sabato 5 novembre 2022

La difesa di Procida durante la Seconda Guerra Mondiale


Durante la seconda guerra mondiale, la rilevanza strategica della città di Napoli e del suo porto palesarono alle autorità militari l'urgenza della difesa delle coste settentrionali della Campania dalle azioni navali, delle offese aree e dalla minaccia di uno sbarco anfibio sul litorale caratterizzato da un ampio retroterra pianeggiante, privo di ostacoli naturali che ne facilitassero la difesa, come invece si presentava il territorio a sud ed intorno al porto di Salerno.  Le fortificazioni furono approntate in gran fretta e soltanto dopo l'inizio delle ostilità, coprendo non soltanto l'area metropolitana e quella dei litorali domitio e flegreo ma inglobando anche le isole del golfo di Napoli, poste a sentinella della terraferma e del passaggio obbligato nelle acque campane.

L'isola di Procida fu parte integrante del complesso difensivo, anche in virtù della sua posizione esattamente al centro dello stretto braccio di mare tra il promontorio di Capo Miseno e l'isola di Ischia, in grado di sbarrare il passaggio via mare e di dare supporto alla difesa della terraferma. All'inizio della guerra l'intero apparato difensivo era gestito dal Comando Difesa Territoriale di Napoli, alle cui dipendenze era il settore Difesa Porto di Napoli, retto dal 1941 dal Generale Ettore Marino, che nel maggio 1943 fu completamente riorganizzato venendo inglobato nel XIX Corpo d'Armata, incaricato della difesa costiera di tutta la Campania, il cui ultimo comandante fu il Generale Riccardo Pentimalli. Sin dal 1940 Procida fu dichiarata zona di guerra, vi fu installato un Posto di Avvistamento Lontano della MIL.M.ART. e vi fu dislocata una compagnia di fanteria tratta dal 117° Reggimento costiero, accasermata all'interno della scuola Scialoja nella centrale via Vittorio Emanuele. 


Cannone francese da 155 mm in configurazione originaria

Dall'estate 1942 fu potenziata la dotazione di artiglierie dell'isola con l'utilizzo di quattro cannoni pesanti antinave di preda bellica francese. Si trattava del cannone 155 mm L Mle 1917 GPF, pezzo di artiglieria da posizione costruito nel 1917 e già impiegato in Francia su installazione costiera, di cui il Regio Esercito ottenne circa 35 esemplari, impiegati con la denominazione 155/36 o, talvolta, anche 148/15. Furono installati sulla sommità della collina del Cottimo, realizzando anche imponenti lavori di adeguamento: fu espropriato il terreno agricolo ed il palazzo padronale che vi si trovava, espiantando viti ed olivi e realizzando un ampio sterrato sul quale furono costruite le quattro postazioni ottagonali in strati di cemento e graniglia di ciottoli marini, per sezioni sovrapposte, per l'alloggiamento dei cannoni, della lunghezza di circa 5 metri per ogni lato e sporgente per circa un metro fuori terra. Al centro della struttura un sistema di perni ed affusti in acciaio consentiva il brandeggio a 360° gradi, nella parte inferiore era realizzato un locale cavo sotterraneo ed una delle postazioni era dotata di riservetta di proiettili laterale, sempre in cemento e graniglia. I pezzi erano disposti a corona della collina, sulla quale era stato realizzato anche un sistema di fotoelettriche da illuminazione, mentre attorno vi erano attendati i serventi. Dal 1943 la postazione fu denominata 286a Batteria costiera e servita da personale mobilitato dal deposito del 10° Reggimento artiglieria di Caserta, in buona parte richiamati ultratrentenni. Per raggiungere il sito fu realizzata una apposita strada camionabile che consentisse un più agevole accesso rispetto alla stretta e tortuosa via Ottimo, che fino a quel momento era stato l'unico accesso alla collina, la nuova strada seguiva un percorso più rettilineo fino alla cima, realizzata con un fondo in acciottolato e larga circa quattro metri, fu intitolato al caduto procidano Salvatore Scotto di Vettimo, ufficiale della Regia Marina decorato al Valor Militare. Anche la zona costiera sottostante fu armata da postazioni di mitragliatrici scavate nel fianco del costone roccioso.



Resti delle postazioni fisse sulla collina del Cottimo


La difesa antiaerea del piccolo territorio isolano e delle sue postazioni armate rappresentava un ulteriore problema, numerose mitragliatrici pesanti, servite da artiglieri della Milizia, furono disposte attorno ai centri principali. Una postazione si trovava a sud in località Ciraccio, all'incrocio con via Saletta, un'altra lungo la costa settentrionale, nella zona detta Fiumicello. Il 74° Gruppo Artiglieria Pesante Contro Aerea, dipendente dal Regio Esercito e con comando a Pozzuoli, manteneva a Procida un proprio punto di osservazione al fine di dare tempestiva segnalazione delle formazioni aeree nemiche prima che giungessero in vista della costa.

Attualmente sono ancora ben visibili, tra la vegetazione della collina del Cottimo, i resti dei basamenti che sostenevano i grandi pezzi di artiglieria, all'interno dei campi coltivati della proprietà Di Iorio.