la tradotta
Blog di informazione, storia e cultura militare
martedì 25 marzo 2025
L'Europa pronta a riarmarsi
sabato 14 dicembre 2024
L'eroismo del generale De Carolis
Il 12 dicembre 1941 chiudeva la sua lunga ed eroica carriera militare il generale Ugo De Carolis, ufficiale proveniente dall'arma di cavalleria che fu una delle figure più luminose della campagna italiana in Russia.
Nato a Capua nel 1887 da una antica famiglia aristocratica, fu avviato alle armi quale giovane allievo dell'accademia militare di Modena, dalla quale uscì nel 1908 col grado di sottotenente di Cavalleria, prendendo parte poco dopo alla guerra italo-turca in forza al Reggimento Cavalleggeri Lodi. Si distinse nei combattimenti tra le sabbie libiche a Zuetina, ove fu ferito, e successivamente, transitato nei Cavalleggeri di Piacenza, nella battaglia di Gabr Abdalla, ove meritò la prima decorazione al Valor Militare: una medaglia di bronzo per il fatto d'arme del 16 luglio 1915. Allo scoppio della Grande Guerra era comandante di una batteria bombarde del 30° Reggimento Artiglieria, in seguito prese parte ai combattimenti sul monte San Michele, sul Veliki Kribac e a Dosso Faiti, sul fronte del Carso. Al termine del conflitto il suo petto risulterà fregiato di una Croce di Guerra al Valor Militare, una Medaglia di Bronzo ed una Medaglia d'Argento.
Nel periodo interbellico tornò alla Cavalleria, assegnato presso i comandi dei Cavalleggeri di Firenze e del Reggimento Cavalleggeri di Alessandria, per poi essere incaricato del comando del Reggimento Cavalleggeri Guide dal 1935, ottenendo la promozione a colonnello nel 1936. Negli stessi anni fu anche giudice La grande esperienza maturata in battaglia in numerosi reparti gli valse l'incarico di comandante della Scuola Centrale Truppe Celeri nel 1939, in un periodo di grandi trasformazioni della componente motorizzata e corazzata del Regio Esercito e del generale ripensamento del ruolo della cavalleria montata. Nel 1940 fu promosso Generale di Brigata e resse il Comando Difesa Territoriale di Napoli, ma nell'estate del 1941 fu assegnato alla Divisione Torino in partenza per la Russia, in qualità di comandante della fanteria. La divisione fu in forza allo CSIR nell'avanzata verso oriente, proseguendo lungo il corso del Dnper nell'occupazione dei centri di Dnipropetrovs'k e Ubescis'ce, prese poi parte alla grande manovra di Petrikowka, la prima battaglia importante che vide impegnate le truppe italiane in Russia, attestandosi poi sul fiume Krynka.
Nel successivo mese di dicembre la divisione fu duramente impegnata in territorio ucraino nei dintorni di Chazepetowka, cittadina che verrà difesa dagli italiani ed investita, sin dal 6 dicembre da un violento contrattacco russo. Proprio in questa battaglia il generale De Carolis trovò la morte, abituato ad essere sempre in prima linea tra i propri uomini, il 12 dicembre 1941 mentre era in primissima linea fu colpito mortalmente nel corso di un furioso combattimento, lasciando la vita sul campo.
Alla sua memoria fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare con questa motivazione:
"Nobile ed eroica figura di soldato e di comandante, durante cinque mesi di guerra era di costante e luminoso esempio per ardimento e sprezzo del pericolo. Comandante della fanteria di una divisione, durante un’accanita battaglia, durata sette giorni, visse tutte le ore fra i suoi soldati. Alla settima giornata della strenua lotta, mentre, come sempre, in prima linea coi fanti li animava con l’esempio e con l’azione, una raffica di mitragliatrice ne troncava la vita. Suggellava col supremo sacrificio sul campo la sua nobile esistenza tutta dedicata al dovere ed all’ideale della Patria"
Fronte russo, luglio – dicembre 1941
mercoledì 30 ottobre 2024
Masiello detta la linea del nuovo esercito per essere pronti al conflitto
Si tratta di un eterno ritorno dell'antico motto latino Si vis pacem para bellum, declinato con l'esperienza della guerra fredda, mantenuta tale per cinquant'anni da una logica di deterrenza reciproca, nella quale il continuo stato di preparazione degli eserciti in campo, e la conoscenza della relativa forza, scongiurò l'eventualità che il conflitto si trasformasse in una guerra diretta. Secondo Masiello, dopo la fine della guerra fredda si è radicata la convinzione che le necessità di una guerra non fossero più attuali e che si potessero utilizzare in modo diverso le relative risorse: "Da trent'anni, dopo la caduta del Muro, si pensava che le risorse di bilancio potessero essere risparmiate, che la pace fosse indiscutibile e abbiamo tutti dimenticato la guerra. Per trent'anni le forze armate sono state orientate alle operazioni di rafforzamento della pace, ora invece, di fronte ai mutamenti della nuova realtà internazionale, bisogna fare una operazione di riorientamento dello strumento militare, dalla pace alla guerra, è questa, innanzitutto, una operazione culturale, poiché bisogna raccontare alla popolazione una situazione diversa da quella che sono abituati a sentirsi dire. E' una operazione necessaria, affinché il paese sia preparato, non solo lo strumento militare".
Lo scenario nel quale si andranno a muovere nei prossimi anni le forze armate italiane, così come tratteggiato da Masiello, appare quanto mai complesso e caratterizzato da una pluralità di focolai di crisi, con l'America impegnata sempre di più nel confronto ad oriente con la Cina. Il Mediterraneo è destinato a divenire un mare sempre più agitato, fonte di preoccupazioni per i paesi europei e lontano dalle priorità degli Stati Uniti, che hanno deciso di abbandonare l'Europa e la fascia mediterranea, in una strategia di lungo periodo già iniziata durante la presidenza Obama e portata avanti negli ultimi anni, indipendentemente dall'inquilino della Casa Bianca. Per Masiello "il ritorno forte della NATO in Europa ed il rinnovato impegno americano per il sostegno all'Ucraina sarà solo un fattore temporaneo, che si esaurirà con la fine della guerra".
Sul medio oriente che continua a ribollire e sulle prospettive di stabilizzare l'area il generale Masiello si dichiara pessimista sulle reali possibilità di pace, anche in considerazione degli oltre sessant'anni di conflittualità con i lutti insanabili che hanno lasciato come strascico, ma anche assai critico sull'operato occidentale: "La missione ONU in Libano ha fallito, poiché nella fascia a sud del paese, che avrebbe dovuto essere completamente smilitarizzata, Hezbollah ha continuato ad ammassare armi e a rafforzarsi. Attualmente nessuno dei contendenti vuole davvero un'invasione di terra, che sarebbe distruttiva per Hezbollah e sanguinosa per gli israeliani, una Gaza moltiplicata. Oltretutto questa guerra vede un coinvolgimento elevatissimo dei civili, e ha già fornito un esempio eccezionale di interazione tra tecnologia e intelligence, con un peso determinante del fattore umano". "Anche gli accordi di Abramo - conclude il generale- non sono stati risolutivi, laddove si è voluto anteporre l'aspetto economico e degli scambi commerciali nei rapporti tra gli stati, pensando che questo sarebbe bastato. Ma il mondo non si muove solo con l'economia, gli uomini sono mossi anche da altro, ecco perché è importante il fattore umano, sbagliava chi pensava che gli accordi economici avrebbero fatto dimenticare le sofferenze dei palestinesi".
venerdì 3 maggio 2024
Ad Aversa la storia dell'Aeronautica
giovedì 11 aprile 2024
1941, vittoria a El Mechili
L'8 aprile 1941 i bersaglieri dell'8° Reggimento scrissero una delle pagine più valorose della storia italiana della Seconda Guerra Mondiale, celebrando degnamente l'anniversario della prima battaglia di Goito dell'8 aprile 1848, che fu il battesimo del fuoco per il corpo dei Bersaglieri.
Nel marzo 1941 era iniziata la fase della controffensiva italotedesca in Africa settentrionale, dopo le pesantissime perdite patite durante l'offensiva britannica tra il dicembre '40 e il gennaio '41 nel corso della operazione Compass che aveva distrutto la 10ª Armata italiana, i primi rinforzi corazzati tedeschi e il dinamico comandante Rommel avevano già impresso un diverso passo agli eventi della guerra con la riconquista di El Agheila e Bengasi, avviando una serie di intense battaglie per il controllo della Cirenaica. Dai primi mesi del 1941 era sbarcata in Libia anche la Divisione corazzata "Ariete", che aveva in organico, oltre al 32° Reggimento carri, anche l'8° Bersaglieri su tre battaglioni, di cui uno motociclisti. Il reparto era comandato dal colonnello Ugo Montemurro, un veterano della Grande Guerra nella quale era stato preso prigioniero dello stesso Rommel riuscendo, però, a fuggire rocambolescamente ed a rientrare nelle linee italiane. L'8° era stato precedentemente schierato sul fronte alpino durante la campagna di Francia per poi giungere in Libia il 24 gennaio 1941, insieme al grosso della "Ariete".
Il balzo finale fu compiuto dal grosso delle fanterie italiane, costituite dal XII Battaglione Bersaglieri, che attaccarono con impeto i difensori e dilagarono all'interno dell'area fortificata di El Mechili completando in poche ore la conquista della base e la cattura dell'intera guarnigione.Imponenti furono le conseguenze dell'azione, il comandante inglese Gambier Parry si arrese personalmente al colonnello Montemurro con il suo intero stato maggiore e venne fatto prigioniero anche il generale Vaughan, oltre a due colonnelli, di quel che rimaneva della brigata indiana e della 2ª Divisione corazzata furono presi prigionieri 1800 uomini e vennero catturati oltre 400 automezzi ancora efficienti e parte dei depositi logistici. Il successo aprì la strada alla rapida riconquista di Ain en Gazala ed alla successiva avanzata su Derna e El Adem. Per la brillante azione di El Mechili il colonnello Ugo Montemurro fu decorato sul campo da Rommel della Croce di Ferro tedesca di prima classe con una lusinghiera motivazione, e successivamente anche della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, per l'intera campagna di Libia la bandiera dell'8° Bersaglieri fu decorata della Medaglia d'Oro al Valor Militare con questa motivazione:
"Strumento di guerra, nel quale agilità e potenza sono contemperate e fuse, animi e corpi protesi in ferreo blocco al sacrificio ed alla gloria, in circa due anni di guerra sanguinosa in territorio desertico ha dato prove fulgidissime di eroico valore. In continuo contatto con il nemico più forte ed implacabile ha opposto alla maggiore forza il coraggio, all’implacabilità la fermezza stoica e ne ha avuto, in ogni confronto, schiacciante ragione. Mai arrestato dal piombo avversario nelle sue marce vittoriose ha sempre saputo, opponendo le sue armi ed i suoi petti, stroncare inesorabilmente le iniziative del nemico. Il sangue generoso dei suoi Ufficiali, Sottufficiali, Bersaglieri, continuatori eroici di una tradizione che non ha macchia, ha irrorato e fecondato le sabbie del deserto: El Mechili, Tobruk, Passo Halfaja, Sollum, Capuzzo, Bir El Gobi, Dakar El Aslagh, nomi legati alle glorie della Patria, sono le tappe gloriose del reggimento, due volte sacrificatosi nell’estremo olocausto, due volte risorto nel nome dei suoi eroici figli caduti. Lo stesso nemico, ha espresso la stupita ammirazione per i fanti piumati del reggimento, espressione purissima delle virtù guerriere dell’italica stirpe." – Africa Settentrionale, aprile 1941-settembre 1942.
venerdì 27 ottobre 2023
I bersaglieri trionfano alla Dragon Recon
La Dragon Recon, che si svolge con il patrocinio dello Stato Maggiore dell'esercito, ha coinvolto quattordici squadre, tra militari in servizio attivo e associazioni, italiane ed estere, quest'anno l'edizione è stata dedicata all'80° anniversario dell'Operazione Avalanche, lo sbarco alleato tra Paestum e Salerno che segnò una svolta nella campagna d'Italia durante la seconda guerra mondiale. La tipologia di prove proposte è stata quindi articolata su un parallelismo tra le azioni belliche del 1943 ed i contesti operativi attuali. Tra i vari premi consegnati, i bersaglieri del 1° Reggimento si sono aggiudicati anche la targa per la miglior prova di primo soccorso offerta dalla Croce Rossa Italiana, i Cavalleggeri Guide hanno vinto la prova di tiro con armi individuali, tra le pattuglie in congedo il miglior piazzamento assoluto è andato all'Omega Athletic Gruop formato da riservisti delle forze armate della Repubblica di Cipro, mentre lo speciale Trofeo Veterani, offerto dall'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, è andato alla squadra U.N.U.C.I. di Perugia.
Il presidente della sezione napoletana dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, generale Luigi Vinaccia, ha diretto l'esercitazione e la cerimonia conclusiva, alla quale sono intervenuti, fra gli altri, il vicepresidente nazionale U.N.U.C.I., generale Quattrini, il comandante del comprensorio di Persano, colonnello Gravante, il presidente A.N.Art.I. Napoli, tenente Ventura, i labari dell'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, dell'Associazione Artiglieri e degli ex Allievi Nunziatella. Al termine della quale è stata allestita una mostra di reperti del secondo conflitto mondiale a cura dell'associazione Avalanche 1943 animata dai rievocatori del gruppo Amici del Tricolore.
giovedì 30 marzo 2023
Ucraina, prima guerra globale
Il nostro amico Putin, lui, quel buontempone che faceva le vacanze con il nostro presidente del consiglio dei ministri, per dimostrare all’ occidente quanto il suo obiettivo sia veramente e soltanto la pace ha annunciato al mondo che:
il primo luglio 2023 sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia, la Federazione Russa dispone di circa 2000 di questi terrificanti missili che hanno una gittata di 500 km;
entro un anno le fabbriche russe produrranno 1600 carri armati di nuova generazione,
il reclutamento di altri 300.000 coscritti è già terminato ed entro la metà di aprile queste truppe fresche entreranno in azione.
Tutto questo significa tendere alla pace o invece tendere al proseguimento dell’azione speciale per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati? Cioè la riconquista della Novorossija. I tre punti in precedenza citati sono scritti su tutte le testate giornalistiche in carta stampata ed on line, ma qualcuno avverte di tutto questo i politici italiani che, come l’avvocato Conte e le sue incazzatissime colleghe, dicono che per puntare ad una pace giusta non bisogna rifornire di armamenti l’esercito ucraino? Ma si rendono conto che emettono una condanna a morte?
Il mio giudizio è di carattere squisitamente tecnico: la guerra termina quando sul capo di battaglia c’è equilibrio tra le forze. L’equilibrio tra la media potenza nucleare Federazione Russa (145 milioni di abitanti) e la Repubblica Ucraina (44 milioni di abitanti) si può creare solo se le nazioni democratiche forniscono i sistemi d’arma necessari per combattere alle forze armate ucraine. In Ucraina sono arrivati i primi carri armati tedeschi Leopard, ma al momento non serviranno a cambiare le sorti del conflitto, solo le unità del gruppo Wagner dispone di circa 50.000 mercenari agguerriti, molti dei quali ergastolani o delinquenti, una sola armata corazzata russa ha a disposizione 300 carri armati T-72 delle varie versioni, mentre l’esercito ucraino può schierare appena poche decine di Leopard. Poi vi sono le truppe aggiuntive, dai ceceni di Kadirov, notoriamente addetti ad azioni non convenzionali (tagliatori di teste e di gole), ai siriani fino ai mercenari vari, per un totale di circa 8000 uomini. Poi ci sono le forze armate regolari della Federazione Russa, almeno 150.000 effettivi, dotati di carri armati, missili termobarici e recentemente anche droni iraniani.
Nella guerra di parole che preannuncia un rilancio della guerra sul campo, è imminente una controffensiva ucraina sulla direttrice sud-est, mentre continuano accaniti i combattimenti attorno a Bahkmut, obiettivo primario invernale della Russia, che vi ha gettato qualunque risorsa disponibile pur penalizzando la compagnia Wagner, la città, anche se totalmente distrutta, non è stata presa. Le forze sul terreno devono fare i conti con un nemico che prima o poi avrebbe bussato alle porte dei comandanti: la ritrosia ad arruolarsi. Succede, con differenti proporzioni, tanto sul fronte ucraino ma ancor di più su quello russo, è la stanchezza della guerra, inevitabile dopo oltre un anno di combattimenti. Ma i russi possono puntare sul massiccio arruolamento avviato in questi giorni dal capo della Wagner Prigozhin, che è tornato a setacciare le carceri in cerca di combattenti. Kiev, al contrario, deve fare i conti con i militari che a partire dall’autunno potrebbero cominciare a scarseggiare, a seguito delle perdite, delle tempistiche necessarie per l’addestramento e dell’elevata usura dei reparti schierati in prima linea. Per ovviare vengono già precettati ragazzi di 17 anni, avviati nei campi di addestramento in attesa di venire impiegati in battaglia qualora fosse necessario alla fine dell’anno, appena diventati maggiorenni.