giovedì 11 aprile 2024

1941, vittoria a El Mechili

L'8 aprile 1941 i bersaglieri dell'8° Reggimento scrissero una delle pagine più valorose della storia italiana della Seconda Guerra Mondiale, celebrando degnamente l'anniversario della prima battaglia di Goito dell'8 aprile 1848, che fu il battesimo del fuoco per il corpo dei Bersaglieri.

Nel marzo 1941 era iniziata la fase della controffensiva italotedesca in Africa settentrionale, dopo le pesantissime perdite patite durante l'offensiva britannica tra il dicembre '40 e il gennaio '41 nel corso della operazione Compass che aveva distrutto la  10ª Armata italiana, i primi rinforzi corazzati tedeschi e il dinamico comandante Rommel avevano già impresso un diverso passo agli eventi della guerra con la riconquista di El Agheila e Bengasi, avviando una serie di intense battaglie per il controllo della Cirenaica. Dai primi mesi del 1941 era sbarcata in Libia anche la Divisione corazzata "Ariete", che aveva in organico, oltre al 32° Reggimento carri, anche l'8° Bersaglieri su tre battaglioni, di cui uno motociclisti. Il reparto era comandato dal colonnello Ugo Montemurro, un veterano della Grande Guerra nella quale era stato preso prigioniero dello stesso Rommel riuscendo, però, a fuggire rocambolescamente ed a rientrare nelle linee italiane. L'8° era stato precedentemente schierato sul fronte alpino durante la campagna di Francia per poi giungere in Libia il 24 gennaio 1941, insieme al grosso della "Ariete".

Montemurro riceve la Croce di Ferro da Rommel

Nella prima fase dell'azione di Rommel su Bengasi il reggimento era stato impiegato come riserva d'armata senza partecipare direttamente agli scontri, ma il comandante tedesco, consapevole delle grandi qualità del colonnello italiano, aveva voluto che Montemurro formasse una colonna mobile alle dirette dipendenze del comandante dell'Afrika Korps. L'8° Bersaglieri era avanzato verso est facendo tappa a Homs, Misurata e Sirte e l'8 aprile '41 ebbe il suo battesimo del fuoco in terra africana ad El Mechili. Si trattava di un piccolo centro a sud di Derna, che costituiva il principale snodo carovaniero della Cirenaica, gli italiani vi avevano realizzato due campi d'aviazione ed avevano ampliato l'antico forte turco, avevano anche realizzato un ampio campo trincerato di quattro chilometri attorno al perimetro del villaggio, dotato di numerose ridotte per mitragliatrici e postazioni anticarro, su queste fortificazioni ai primi di gennaio la 10ª Armata aveva provato a resistere prima di essere costretta a ripiegare. Gli inglesi si erano rapidamente attestati sul perimetro difensivo ed avevano utilizzato le strutture interne come base logistica, schierando a protezione dell'area la 3ª Brigata motorizzata indiana del generale Vaughan. Già nella giornata del 6 aprile l'avanguardia italiana, formata dalla colonna leggera del tenente colonnello Fabris, forte di un battaglione motociclisti, una compagnia anticarro, reparti di artiglieria e mitraglieri, aveva ingaggiato il primo contatto con elementi inglesi, mentre nel pomeriggio del 7 aprile la colonna "Montemurro" era giunta sul posto per completare la manovra di accerchiamento, si trattava di 350 uomini che comprendevano una compagnia Comando, un battaglione Bersaglieri autoportato, una compagnia controcarro e una batteria campale tratta dal 132° Artiglieria, oltre ad una sezione mitragliatrici. All'alba dell'8 aprile lo schieramento italo-tedesco cominciò ad aumentare la propria pressione sul campo trincerato di El Mechili con attacchi sui fianchi di elementi corazzati della 5ª Leichte Division tedesca e del Distaccamento "Santamaria", forte di due plotoni di fanteria e una quindicina di carri leggeri, con l'obbiettivo di tagliare le piste che convergevano verso il centro carovaniero. L'attacco frontale fu invece portato dai bersaglieri delle colonne "Montemurro" e "Fabris" e si protrasse dal tardo pomeriggio a tutta la notte del 7 aprile, i britannici, circondati nel perimetro, provarono a sganciarsi a più riprese ed a ricongiungersi con le forze australiane che ripiegavano verso El Adem, ma solo pochi reparti isolati riuscirono ad uscire dall'accerchiamento, mentre il grosso dei britannici, cui nei giorni precedenti si era unito anche il generale Michael Gambier Parry con i resti della 2ª Divisione corazzata in rotta da Bengasi, rifiutava le ripetute offerte di resa di Rommel. Nel corso della giornata gli italiani erano passati all'attacco diretto del del perimetro fortificato, gli inglesi tentarono un alleggerimento con una manovra aggirante di due reggimenti motorizzati della brigata indiana che attaccò a tergo le posizioni dei bersaglieri del tenente colonnello Fabris, ma l'intervento della colonna "Montemurro" risultò decisivo per le sorti dello scontro: due formazioni di mitraglieri motociclisti attaccarono in rapidità uno dei fianchi della formazione indiana, mentre i cannoni delle batterie italiane da 75/27, rustica e antiquata ma ancora valida bocca da fuoco, martellavano il fianco opposto costringendo gli anglo-indiani a ripiegare. 

Il balzo finale fu compiuto dal grosso delle fanterie italiane, costituite dal XII Battaglione Bersaglieri, che attaccarono con impeto i difensori e dilagarono all'interno dell'area fortificata di El Mechili completando in poche ore la conquista della base e la cattura dell'intera guarnigione.Imponenti furono le conseguenze dell'azione, il comandante inglese Gambier Parry si arrese personalmente al colonnello Montemurro con il suo intero stato maggiore e venne fatto prigioniero anche il generale Vaughan, oltre a due colonnelli, di quel che rimaneva della brigata indiana e della 2ª Divisione corazzata furono presi prigionieri 1800 uomini e vennero catturati oltre 400 automezzi ancora efficienti e parte dei depositi logistici. Il successo aprì la strada alla rapida riconquista di Ain en Gazala ed alla successiva avanzata su Derna e El Adem. Per la brillante azione di El Mechili il colonnello Ugo Montemurro fu decorato sul campo da Rommel della Croce di Ferro tedesca di prima classe con una lusinghiera motivazione, e successivamente anche della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, per l'intera campagna di Libia la bandiera dell'8° Bersaglieri fu decorata della Medaglia d'Oro al Valor Militare con questa motivazione:

"Strumento di guerra, nel quale agilità e potenza sono contemperate e fuse, animi e corpi protesi in ferreo blocco al sacrificio ed alla gloria, in circa due anni di guerra sanguinosa in territorio desertico ha dato prove fulgidissime di eroico valore. In continuo contatto con il nemico più forte ed implacabile ha opposto alla maggiore forza il coraggio, all’implacabilità la fermezza stoica e ne ha avuto, in ogni confronto, schiacciante ragione. Mai arrestato dal piombo avversario nelle sue marce vittoriose ha sempre saputo, opponendo le sue armi ed i suoi petti, stroncare inesorabilmente le iniziative del nemico. Il sangue generoso dei suoi Ufficiali, Sottufficiali, Bersaglieri, continuatori eroici di una tradizione che non ha macchia, ha irrorato e fecondato le sabbie del deserto: El Mechili, Tobruk, Passo Halfaja, Sollum, Capuzzo, Bir El Gobi, Dakar El Aslagh, nomi legati alle glorie della Patria, sono le tappe gloriose del reggimento, due volte sacrificatosi nell’estremo olocausto, due volte risorto nel nome dei suoi eroici figli caduti. Lo stesso nemico, ha espresso la stupita ammirazione per i fanti piumati del reggimento, espressione purissima delle virtù guerriere dell’italica stirpe."  – Africa Settentrionale, aprile 1941-settembre 1942. 

Il campo di El Mechili dopo la battaglia

Nel corso della drammatica ed eroica campagna in nord Africa il sacrificio ed il valore dei Bersaglieri furono una costante che si impose all'ammirazione di alleati e nemici.