giovedì 30 giugno 2016

La maschera antigas modello "Harrison"



Lo sviluppo dei gas tossici risale ai primi anni del ’900 grazie ad una serie di scoperte chimiche di sintesi, tra i primi ad essere realizzati in laboratorio e ad essere prodotti per scopi bellici vi fu il cloro. Negli anni a ridosso della Grande Guerra fu sviluppato il Fosgene ed un gas vescicolante a base di cloro, il tiorere di cloroetano, che fu sperimentato per la prima volta sul campo di battaglia dai tedeschi nel 1915, in Belgio, a Yprés da cui trarrà il nome tristemente famoso di “iprite”. Già nei primi mesi del 1915 però i francesi avevano impiegato i gas lacrimogeni sul fronte occidentale, seguiti a ruota dai tedeschi e dagli austriaci che impiegarono il cloro ed altri gas asfissianti sia sul Monte San Michele nel giugno 1916 che a Plezzo nell’ottobre del 1917 durante lo sfondamento su Caporetto. Tutti gli eserciti si mossero quindi per trovare adeguate contromisure agli aggressivi chimici e proteggere i propri soldati, i primi esperimenti del 1915 consistevano in cuscinetti in tela imbottiti con filtri assorbenti a base di calce sodata o granuli di pomice, la loro efficacia era però limitata. Il primo modello di respiratore speciale munito di filtro e di lenti comparve nel 1917 in Inghilterra sulla base di un progetto del colonnello Edward Harrison, un chimico dell’esercito che perse la vita poco dopo durante un esperimento. Il respiratore inglese fu però riconosciuto di effettiva efficacia e fu adottato rapidamente da tutti gli eserciti della Triplice Intesa, compresa l’Italia che nei primi mesi del 1918 ne acquistò ingenti quantitativi. 


L'apparecchio consisteva in una maschera integrale in tela gommata provvista di due lenti a chiusura stagna, per facilitare la vista e nel contempo proteggere gli occhi, e di un tubo in gomma collegato ad un respiratore che terminava con un filtro in alluminio contenente la sostanza anti-aggredente, il tutto era trasportato in una tracolla in tela. In battaglia il gas era usato attraverso tubi di emissione ravvicinata oppure era diffuso tramite bombe da mortaio, l’obbiettivo era quello di stordire o indebolire i difensori delle trincee per poi favorire l’avanzata della fanteria, non di rado il gas provocava soltanto una parziale incoscienza dei soldati che poi venivano finiti a colpi di mazza ferrata e baionetta durante gli assalti. In tutta la Prima Guerra Mondiale si stimano circa 85.000 morti a causa dei gas ed oltre un milione di intossicati gravi.   

Edward Frank Harrison