domenica 24 marzo 2013

La via dell'elmetto

Fu la gloriosa ed invitta III Armata del Duca d'Aosta a pubblicare il più noto dei giornali di trincea della Grande Guerra "La Tradotta", dal nome dei treni che incessantemente portavano verso la prima linea quella generazione d'italiani che, nel bene o nel male, compì l'ultimo atto dell'unità italiana. E' in omaggio a quei tempi eroici ed a quei pionieri del giornalismo in bilico tra informazione e propaganda (ed a distanza di quasi un secolo, ancora oggi, non mi sembra che le differenze possano scorgersi nette) che questo spazio virtuale ha voluto assumere un nome evocativo che rimandi immediatamente, ma in maniera volutamente ricercata, ad atmosfere da trincea, da accademia militare, da parata in piazza d'armi. Questo blog è un esperimento che nasce da due esigenze fuse nella stessa deviata personalità. La prima è parlare di tematiche storico-militari, una passione antica che porta con sé anche la convinzione della sua centralità nella storia umana, la storia del mondo non è infatti un susseguirsi di guerre e conflitti? Si può dire allora che puttosto che con la penna e l'inchiostro quella storia, la nostra storia, è stata scritta con le baionette intinte nel sangue. La tattica, le strategie, l'uniformologia, gli albi d'onore, i campi di battaglia ed i monumenti ai caduti sono elementi fondanti di quel che siamo oggi, specchio fedele di quel che vorremmo essere ed espressione di quel che siamo realmente, al di là dei luighi comuni incancreniti e della retorica ma con un approccio più schiettamente scientifico. Pertanto forse non è il caso di abbandonarsi a fantasticherie pacisfiste o ad isterismi antigallonati ma si può rileggere, con spirito franco e pragmatico, il genio di Machiavelli accanto all'abile von Clausewitz, sono guerrafondaio? No, belligerante si!
Ma anche lo sdegno di un modesto giornalista di provincia stanco di leggere le colossali stupidate di suoi titolati colleghi sui giornali nazionali ha giocato un ruolo importante nella nascita di questo zibaldone con l'elmetto, sono infatti vergognosamente ignoranti (o spudoratamente mentitori) molti di quelli che, ignorando la differenza che intercorre tra una banana ed una mina anticarro, pretendono di raccontare sui media nazionali eventi bellici di rilievo mondiale ma anche episodi di cronaca di quindicesima pagina. Si tratta d ignoranza e di approssimazione in molti casi, ma talvolta anche di una deliberata volontà disinformativa che mira a creare suggestioni ed opinioni indotte pronte all'uso confidando sull'indifferenza e sulla scarsa capacità di analisi d'una popolazione che, per natura refrattaria all'approfondimento, è ancorata sull'argomento, nel migliore dei casi, alle nozioni militari apprese durante la leva due decenni fa.

A chi dovesse trovarsi tra queste pagine capiterà di leggere di macroscopici errori giornalistici e di antichi quanto infondati luoghi comuni, e si troverà davanti corpose dissertazioni su lontani eventi storici o sulle sfumatore cromatiche d'una divisa, il tutto nell'ottica di una migliore comprensione di certi fenomeni e di una divulgazione meno sensazionalistica e più circostanziata. Mi si consenta una dedica finale a dei personaggi, noti e meno noti, che in qualche modo hanno influito sulla mia formazione, invocandone la benevolenza: all'aviere Raffaele Nugnes, ad Amedeo Guillet, ad Ezio Garibaldi, ad Armando Diaz, al Maresciallo d'Italia Ettore Bastico, al generale Giuseppe Pianell.

martedì 12 marzo 2013