mercoledì 29 luglio 2015

Guernica: la vera storia di un falso clamoroso


L'episodio divenuto il simbolo della Guerra Civile Spagnola è senza dubbio il bombardamento condotto nel 1937 dalla Legione Condor tedesca sulla cittadina basca di Guernica, immortalato da Picasso in un'opera divenuta il manifesto della brutalità della guerra. Ma è risaputo che nelle guerre la prima vittima è sempre la verità, e intorno all'episodio di Guernica si è sviluppato un mito che ben poco fondamento storico possiede in realtà. Secondo la vulgata più diffusa le forze aeree tedesche, alleate del governo insurrezionale nazionalista, avrebbero bombardato una cittadina priva di rilevanza militare come Guernica al solo scopo di testare nuove tecniche di bombardamento a tappeto e di incutere terrore alla popolazione civile, sarebbe stato scelto volutamente il giorno 26 aprile poiché, essendo un lunedì, era giornata di mercato, portando il totale delle vittime ad oltre 1600 morti più almeno 800 feriti. I fatti furono raccontati al mondo intero soprattutto dai corrispondenti di guerra stranieri, primi fra tutti gli inglesi Noel Monks, Christopher Holme e George Steer, senza che però nessuno di essi si fosse effettivamente recato sul posto, i giornalisti infatti si limitarono a risiedere a Bilbao raccogliendo le testimonianze provenienti dal fronte e dalle zone interessate dai bombardamenti. L'impressione suscitata fu enorme, il governo repubblicano si affrettò a denunciare l'accaduto come una immane strage di civili, intendendo sfruttare i fatti a fini propagandistici, fu commissionato a Picasso il dipinto che poi rese perennemente celebri gli eventi di Guernica. Quali furono in realtà tali eventi? Furono molto diversi dalla versione ufficiale.


Guernica infatti era una città di elevata importanza militare: si trovava a soli venti chilometri dal fronte, era difesa da tre battaglioni di forze regolari, con circa 2000 uomini acquartierati in città, era dotata di un importante nodo ferroviario che si collegava alla rete stradale che comprendeva anche il ponte di Renterìa, uno dei punti di passaggio vitali sul fiume Oca che proprio in quei giorni era stato attraversato dalla 2ª e dalla 4ª Brigata internazionale in ritirata dal fronte nord. In città vi erano inoltre due importanti fabbriche d'armi, la Unceta y Compania che produceva armi leggere, e la Talleres, specializzata in bombe da aereo.  La popolazione residente era di circa 4000 abitanti, ma l'avanzata del fronte aveva provocato lo sfollamento di buona parte dei residenti, inoltre, proprio per timore dei bombardamenti, il mercato settimanale era stato sospeso e non si tenne in quel 26 aprile, era stata rapidamente approntata la costruzione di sette ricoveri ed erano state installate diverse postazioni di mitragliatrici antiaeree. Dal giorno 25 la cittadina si ritrovò ad essere direttamente sulla linea del fronte, poiché il governo basco, nella impossibilità di respingere le colonne nazionaliste provenienti dalla Navarra, aveva ordinato una disperata difesa di Bilbao sulla linea Guernica-Amorrabieta-Gorbea, sperando di ritardare le forze franchiste nell'attesa di un aiuto da parte del governo centrale, che non arrivò. L'aviazione nazionalista, formata da tedeschi e italiani, entrò in azione nel pomeriggio del 26 per tagliare la via della ritirata ai reparti repubblicani che tentavano di guadare l'Oca: alle 16.15 una pattuglia di velivoli tedeschi sganciò un carico di circa due tonnellate di bombe sugli obbiettivi previsti che, stando ai piani di volo ed ai rapporti di missione, comprendevano il ponte di Renterìa, la stazione ferroviaria e le due fabbriche d'armi, i danni furono tuttavia limitati. Intorno alle 16.30 una seconda incursione sul ponte fu effettuata da tre bombardieri S.79M italiani, la struttura fu solo lievemente danneggiata, è significativo notare che le disposizioni impartite dal Colonnello Raffaelli, consultabili presso gli archivi dell'Aeronautica Militare, prevedevano esplicitamente che "Per evidenti ragioni politiche, il paese non deve essere bombardato". L'attacco più massiccio si verificò alle 18.30, fu condotto da 18 bombardieri Junkers52 tedeschi della Legione Condor, al comando dei capitani von Knauer, von Beust e von Kraft, scortati da una quindicina di caccia italiani Fiat CR.32, ebbe ancora come obbiettivo il ponte di Renterìa e le strade circostanti. In questa occasione furono sganciate 39 bombe da 250 chilogrammi ciascuna, delle quali, secondo i rapporti di missione, 7 caddero all'interno dell'abitato. Le bombe erano in gran parte incendiarie e nelle prime incursioni erano stati usati spezzoni incendiari facendo avvampare diversi focolai intorno alla città che subì danni limitati, non a caso il centro cittadino, comprendente il Palazzo dell'Assemblea Basca e la piazza del Gernikako Arbola, l'albero della libertà dei popoli baschi, rimase indenne. Le vittime furono 93, cui vanno aggiunte alcune decine di morti nei dintorni della città, per totale non superiore ai 130 caduti e circa un centinaio di feriti. 


E' molto probabile che la devastazione della città, come già indicato dal governo franchista subito dopo la Guerra Civile, sia stata dovuta ai forti venti che spinsero le fiamme dalla periferia verso il centro cittadino e soprattutto alle distruzioni operate dai reparti repubblicani che minarono parte degli edifici per fare terra bruciata innanzi all'avanzata dei nazionalisti, che occuparono la città il giorno 28 aprile. L'emozione suscitata dal bombardamento fu abilmente sfruttata dal governo repubblicano per mascherare la totale disfatta del fronte nord, con la situazione altamente critica che si stava venendo a determinare sul famigerato Cinturòn de Hierro, la linea difensiva eretta intorno alla capitale basca Bilbao, che era sotto un costante attacco nazionalista e che cadde poco più di un mese dopo i fatti di Guernica. La mossa propagandistica fu abile, coinvolgendo anche Pablo Picasso che contribuì al mito della devastazione della città martire. Il pittore in realtà, benché si fosse da subito detto stravolto dalla notizia del bombardamento, era piuttosto sensibile al denaro ed alla fama e seppe sfruttare ampiamente la situazione "riciclando" un suo precedente dipinto, "In morte del torero Jocelito", dedicato ad un toreador morto nell'arena con il proprio cavallo attaccato dal toro durante una corrida. All'opera furono aggiunti un paio di dettagli, come la madre piangente col bambino, e fu rifilata al governo spagnolo per la, non certo modica, cifra di 300.000 pesetas, e fu diffusa in tutto il mondo facendo esplodere definitivamente la fama del pittore. Ancora oggi, malgrado vari studi negli anni abbiano smentito la versione ufficiale di parte antifranchista, la storia del bombardamento di Guernica è raccontata con toni drammatici e truculenti che offendono la memoria dei morti veri e distorcono la verità dei fatti storici.