lunedì 30 dicembre 2019

L'eredità degli Arditi


Arditi del IX Reparto d'Assalto nella Grande Guerra

Tra gennaio e marzo del 1919 furono sciolte tutte le grandi unità di Arditi della Grande Guerra, gli uomini dei reparti d'assalto, dopo aver scritto pagine gloriose ed epiche nei lunghi anni del conflitto, smisero di essere presenti sui campi di battaglia per entrare nel mito. In essi si identificò il racconto della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano, ne rappresentarono la leggenda e, da allora fino ad oggi, sono nell'immaginario collettivo l'immagine stessa dell'audacia militare italiana.

Distintivo da Ardito istituito nel 1917

Nella Seconda Guerra Mondiale fu operativo per un breve periodo il X° Reggimento Arditi, che ricostituì ufficialmente la specialità, di cui, dopo l'8 settembre 1943, rimaneva in armi soltanto il I° Battaglione, noto come Battaglione "Boschetti" dal nome del suo comandante. Fu proprio questa unità, rientrata intatta dalla Sardegna all'Italia meridionale ed inquadrata nel Corpo Italiano di Liberazione al fianco degli anglo-americani, che segnò il passaggio ad una nuova generazione di truppe d'assalto, che ancora oggi tengono vivo il ricordo degli assaltatori del Piave. Il battaglione, nel 1944, venne ridenominato IX Reparto d'Assalto, con una componente paracadutisti, per poi essere sciolto come reparto autonomo dal mese di settembre di quell'anno e riorganizzato come III Battaglione "Col Moschin" del 68° Reggimento Fanteria, inquadrato nel Gruppo di Combattimento Legnano. La denominazione del reparto fu voluta dal Maresciallo d'Italia Messe, che durante la Grande Guerra aveva comandato il IX Reparto d'Assalto in occasione della conquista del Col Moschin, nel 1918.

Sciolta definitivamente alla fine del secondo conflitto mondiale, la specialità Arditi non è stata più ricostituita, anche se, per ai quali era stato concesso il distintivo da Ardito nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fu autorizzata una speciale versione "repubblicana" del distintivo: ricamata su panno kaki, senza nodo sabaudo alla base e con il monogramma R.I. a sostituire il motto monarchico F.E.R.T., portato sulla manica sinistra, all'altezza dell'omero, solitamente in formato ridotto. Esso fu autorizzato fino agli anni '70, quando scomparve dalle circolari ufficiali a seguito del congedo degli ultimi aventi diritto.

Distintivo da Ardito in uso dopo il 1946

Nel 1953 a Cesano di Roma, presso la Scuola di Fanteria, si costituì una Compagnia Speciale formata da due plotoni Paracadutisti ed un plotone Carabinieri. In seguito assumerà la denominazione di Reparto Sabotatori Paracadutisti, mantenuta fino al 1961, quando fu inquadrato nella Brigata Paracadutisti "Folgore" come Battaglione Sabotatori Paracadutisti. Dal 1975 l'unità divenne 9° Battaglione d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin", ricevendo la bandiera di guerra e divenendo erede delle tradizioni degli Arditi dei Reparti d'Assalto. A partire dal 1995 il battaglione ha assunto l'ordinamento di Reggimento. Attualmente, il 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" rappresenta l'unica componente di incursori delle forze speciali dell'Esercito Italiano, è custode della bandiera di guerra del IX Reparto d'Assalto ed erede delle tradizioni degli Arditi. Gli incursori, anche visivamente, incarnano questa ideale continuità: il fregio di reparto è costituito dal tradizionale fregio dei Reparti d'Assalto, due daghe incrociate sotto una granata fiammeggiante, cui sono aggiunti un'ala ed un paracadute; nel 2006 furono adottate anche le fiamme a due punte nere; nel 2015, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, il fregio da assaltatore è stato sostituito con uno avente la medesima foggia di quello degli Arditi della Grande Guerra; dall'aprile del 2019 il reggimento ha sostituito il tradizionale basco amaranto delle aviotruppe con il basco grigioverde, che accomuna le tradizioni dei paracadutisti e degli arditi nella Seconda Guerra Mondiale. 

Brevetto da Incursore

Il recupero delle tradizioni iconografiche delle truppe d'assalto rinsalda il ricordo delle gesta compiute tra le trincee ed il filo spinato, e proietta alla conoscenza dei contemporanei la permanenza di quel valore, rappresentato visibilmente sulle uniformi dell'Esercito. Esiste, dunque, oggi un legame inscindibile tra Incursori e Arditi, una eredità di valore e combattimento che si perpetua ad oltre un secolo dalla nascita delle truppe d'assalto, conservando l'aura mitica di quei combattenti che continua ad ispirare e ad essere presente nei moderni soldati. 


19 aprile 2019, cerimonia del cambio del basco per il "Col Moschin"



domenica 24 novembre 2019

La battaglia dell'Amba Aradam



Dopo una accanita resistenza protrattasi per più giorni, il presidio di ufficiali ha dovuto cedere la munita piazzaforte dell’Amba Aradam. 

Purtroppo, in questi tempi ormai ben poco eroici, la ex ministra con le stellette Elisabetta Trenta ha dovuto accontentarsi di un piccola battaglia di retroguardia sulla difesa delle posizioni della mobilia, avendo al proprio fianco il marito, maggiore dell’Esercito, per riemergere dall’anonimato delle cronache parlamentari, dopo l’imprevista fine del suo mandato al Ministero della Difesa. La vicenda dell’alloggio romano di via dell’Amba Aradam, assegnato dall’amministrazione della Difesa all’ex ministra e poi rapidamente riassegnato al marito subito dopo la fine dell’incarico della consorte, rientra in quel piccolo mondo di favori, perfettamente legali formalmente, che caratterizza spesso il sottobosco della politica, consentendo ai politici di lucrare piccoli o grandi vantaggi dal proprio ruolo istituzionale. Non ci sarebbe nulla di particolarmente rilevante, se non fosse che l’ex ministra è uno degli esponenti di punta di quel Movimento 5 Stelle che ha fatto della lotta alla “casta”, ed ai suoi presunti “privilegi”, la sua bandiera. 

La coppia in divisa (oltre al marito in SPE anche la Trenta è ufficiale della Riserva Selezionata dell’Esercito) ha dovuto affrontare il fuoco amico proprio dei pentastellati, inviperiti dalla pessima ricaduta d’immagine, e dopo giorni passati a giustificare il privilegino ha annunciato che lasceranno l’alloggio di servizio. Particolarmente ridicole le motivazioni che la grillina ha provato ad utilizzare per imbastire una linea di resistenza: “Ho una vita di relazioni, l’appartamento grande ora mi serve”; eppure la famiglia possiede un grande appartamento proprio a Roma, zona Pigneto. Perché mai la marziale coppia vorrebbe continuare ad usufruire dell’alloggio a canone agevolato? E’ prassi che un maggiore ottenga un appartamento di categoria superiore rispetto a quelli di solito assegnati a Tenenti Colonnelli e Colonnelli? Ma, soprattutto, appaiono ingiustificabili e odiose certe affermazioni, agli orecchi di tante mogli di ufficiali comandati a centinaia di chilometri da casa, che pure hanno una densa vita di relazione, le quali però devono arrangiarsi diversamente, non essendo parlamentari del partito di maggioranza relativa. 

La Trenta non ha lasciato certo un ricordo entusiasmante del suo operato da ministro, ora, con questa sonora figuraccia, ha preso congedo assoluto dai ranghi degli assaltatori anticasta per transitare nei ruoli dei “politici di professione”.      

sabato 26 ottobre 2019

A Persano la ventunesima Dragon Recon


La ventunesima edizione della Dragon Recon, gara internazionale per pattuglie militari, si è conclusa il 20 ottobre presso il comprensorio militare di Persano, in provincia di Salerno. La competizione, organizzata dalla sezione di Napoli dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo in collaborazione con lo Stato Maggiore dell'Esercito, è durata due giorni ed è stata strutturata come vera e propria esercitazione, alla quale hanno preso parte diciannove squadre inviate da reparti in servizio e  da associazioni d’arma oltre che da altri paesi della NATO. In particolare, ha rinnovato la propria presenza la Guardia Nazionale Lettone che ha confermato l'ottimo piazzamento della propria pattuglia. La vittoria finale nella classifica assoluta è andata alla squadra del Reggimento "Cavalleggeri Guide" di Salerno, che ha preceduto di poco la pattuglia Uno del Comando Comprensorio Persano, al secondo posto, mentre il terzo posto è stato conquistato dai militari del 4° Reggimento Carri. 


Le diverse prove si sono svolte all'interno del perimetro dell'area militare, simulando molte delle evenienze che possono dover essere affrontate da una pattuglia in teatro operativo, sia con luce solare che di notte, anche con il supporto di mezzi tattici e nell'ipotesi di una azione anfibia con sbarco da barchini fluviali. Sono stati anche simulati, tra gli altri, la richiesta di supporto dell'artiglieria, l'azione di acquisizione obiettivi e l'intervento per la ricerca e recupero di un ostaggio in territorio ostile. 


Alla fine, buoni piazzamenti se li sono assicurati anche il 21° reggimento Genio Guastatori e le due squadre inviate dall'8° Reggimento Artiglieria "Pasubio".Tra le pattuglie formate da personale in congedo il miglior piazzamento è stato conquistato dalla squadra mista UNUCI e Associazione Paracadutisti d'Italia di Siena, giunta in settima posizione, mentre la squadra della sezione barese dell'UNUCI si è aggiudicata il premio offerto dalla Croce Rossa militare per il miglior risultato conseguito nella prova di primo soccorso in combattimento, alla pattuglia dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra di Ragusa è stato invece assegnato lo speciale Premio Veterani offerto dalla presidenza dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon. Alla cerimonia conclusiva, oltre ai labari ed alla bandiere di numerosi sodalizi d'arma, sono intervenuti il Generale Fiorentino dell'ANARTI, il Generale Ippolito Gassirà, presidente dell'UNUCI Caserta, ed il Colonnello Ciriaco Troisi, comandante del comprensorio salernitano.

 

domenica 29 settembre 2019

Digitalizzati i fascicoli dei caduti della Seconda Guerra Mondiale


Fonte foto: Ministero della Difesa

A settembre si sono concluse le operazioni di digitalizzazione di tutti i fascicoli dell'Albo d'Oro dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale, che il Ministero della Difesa ha voluto avviare per ottimizzare il lavoro svolto dal Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti e per ottemperare alle norme del Codice dell'Amministrazione Digitale.

L'attività di digitalizzazione era iniziata nel giugno del 2018 presso il Centro di Dematerializzazione e Conservazione Unico della Difesa di Gaeta, ed ha consentito il trasferimento su supporto digitale di circa 318.740 fascicoli relativi ai Caduti dell'ultima guerra mondiale, che costituiscono oltre 2,6 chilometri lineari di materiale archivistico e che ora formano un database di 2,8 terabyte di files in formato PDF/A. I fascicoli digitalizzati riguardano per il 77 % caduti dell’Esercito, per il 10% caduti della Marina Militare, per il 4% caduti dell’Aeronautica Militare, per il 4% caduti della Repubblica Sociale Italiana e per il 5% partigiani. Al momento della consegna definitiva erano presenti il Generale Alessandro Veltri Commissario generale di OnorCaduti ed il direttore  dello stabilimento di Gaeta, Ing. Francesco Grillo.

I fascicoli originali, prima dell'acquisizione informatica, sono stati accuratamente trattati operando una indicizzazione e, successivamente, sono stati sottoposti ad un processo di sanificazione per eliminare eventuali microorganismi nocivi per poi procede alla eliminazione di fermagli punti metallici ed allo spianamento delle pieghe della carta. Tutto il materiale cartaceo sarà comunque conservato a Roma presso una struttura del Ministero della Difesa in virtù dell'elevato valore storico del materiale. Nell'ambito dell'opera di valorizzazione degli archivi di OnorCaduti si è anche avviato un progetto che, nei prossimi anni, porterà alla digitalizzazione anche degli oltre 500.000 fascicoli dei Caduti della Prima Guerra Mondiale. 

sabato 31 agosto 2019

L'ultimo salto di Santo Pelliccia




Il paracadutista Santo Pellicia, reduce di El-Alamein, si è spento nella mattina del 31 agosto presso l'ospedale militare del Celio, a Roma. Pelliccia era uno degli ultimi combattenti ancora in vita che avevano preso parte alla storica battaglia in Africa settentrionale nel 1942, figura mitica nel mondo del paracadutismo italiano, era da decenni sempre presente a tutte le celebrazioni combattentistiche, portando orgogliosamente la propria uniforme da folgorino, ricostruita sul modello delle tenute coloniali M42 indossate in guerra. Ha rappresentato la memoria vivente dell'eroismo dei leoni della Folgore nel deserto, dotato di uno spirito giovanile e combattivo malgrado avesse superato da parecchio i novant'anni, infiammava i giovani con i suoi racconti di guerra e sapeva spronare all'impegno civile anche nelle esperienze di volontariato nelle quali si era trovato ad intervenire. 

Santo Pelliccia era nato a Casalnuovo di Napoli nel 1923, si arruolò volontario nel Regio Esercito nel 1940, poco prima del compimento del 18° anno, verrà in seguito a ammesso alla scuola di paracadutismo di Tarquinia, presso la quale conseguirà il brevetto di paracadutista nel 1941. Fu inquadrato nella costituenda divisione paracadutisti "Folgore" ed inviato sul fronte libico-egiziano nel 1942, qui prese parte alla battaglia di El-Alamein tra il 23 ottobre ed il 6 novembre e fu tra i pochi superstiti della grande unità. Al rientro in Italia, nel dopoguerra, si trasferì a Nettuno, in provincia di Latina, ed ottenne l'arruolamento nel Corpo Guardie di Pubblica Sicurezza e fu assegnato al Reparto Speciale PS, costituito nel 1948 tra Aversa e Cesena, terminando la propria carriera nella Polizia di Stato nel 1983. E' stato per molti anni presidente ed animatore della sezione dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia di Nettuno, presenziando quale ospite d'onore a tutte le cerimonie della Brigata Folgore nonché a numerosi eventi commemorativi della Seconda Guerra Mondiale. Nel 2012, per il suo ottantanovesimo compleanno, aveva effettuato il suo ultimo lancio con il paracadute e, fino ai 95 anni, aveva dato ulteriori prove di inesausta vigoria fisica. Rimasto vedovo da qualche anno, da diversi mesi era ricoverato al Policlinico Militare di Anzio ed il suo fisico lo stava lentamente tradendo, benchè sia rimasto lucidissimo sino alla fine, rammaricandosi di non poter più "volare". 
Ora si è ricongiunto ai suoi compagni d'arme, avanguardia in quel cielo dal quale era planato sui campi di battaglia.  

Santo Pelliccia si fregiava del grado di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica e del brevetto d'oro per i paracadutisti reduci di guerra. Inoltre, era decorato di una Croce al Merito di Guerra, della Medaglia di Benemerenza per i Volontari di Guerra, della Medaglia Commemorativa della Guerra 1940-1943, della Croce d'Argento per Anzianità di Servizio delle Guardie di P.S., della Medaglia al Merito di Servizio della Polizia di Stato e della Croce d'Oro al Merito di Savoia.



lunedì 1 luglio 2019

Francesco D'Andrea, il comandante umile


Francesco D’Andrea era nato a Gaeta nel 1907, negli ultimi anni della sua vita si presentava come un attempato signore dall’aspetto distinto e dai profondi occhi azzurri che, passeggiando in compagnia di amici più giovani, discorreva piacevolmente del più e del meno. Chi lo conosceva lo chiamava “Colonnello D’Andrea”, nonostante avesse raggiunto, con la pensione, il grado di Generale di Brigata. L’umiltà che lo aveva sempre contraddistinto forse, dipendeva proprio dall’aver conosciuto la guerra e perciò egli appariva semplice, ma mai vanitoso del suo passato. Nell’ascoltare, le sue narrazioni avevano il sapore del mistero pari a quello ricavato dal leggere un libro di Salgari e affondavano direttamente nei suoi ricordi di guerra.

Giovane ufficiale d’Artiglieria di complemento era stato destinato nel 1937 all’Africa Orientale, comandante di un plotone di ascari cammellati, unico italiano in un reparto di indigeni, preposto al controllo delle linee di confine tra il giovane impero italico ed i possedimenti britannici. Egli presentava con ironia i rapporti che intercorrevano, prima dello scoppio del conflitto, tra lui e un ufficiale inglese che svolgeva il suo stesso incarico operativo e con il quale era solito scambiare sigarette italiane con cioccolata e liquore d’oltremanica, ricordava con meraviglia come i suoi ascari cucinassero enormi uova di struzzo al sole degli altipiani africani,  elogiava la fedeltà incondizionata del suo plotone, fino al momento in cui, volgendo al peggio le sorti della guerra italiana, per ordine degli Stati Maggiori lo dovette congedare, ricorrendo alle maniere forti per i più riottosi che non volevano svestire la divisa, solo per evitare che quei soldati potessero incorrere nella furia omicida delle truppe etiopi al seguito degli inglesi, che li avrebbero torturati ed uccisi in maniera atroce. In quel periodo D’Andrea aveva conseguito una promozione per merito di guerra. Era entrato in servizio permanente nell’esercito, ed il suo valore gli avrebbe in seguito, meritato una medaglia di bronzo al valore militare, nei duri combattimenti a cui aveva partecipato, tra il 26 e il 31 gennaio 1941 nella difesa dell'Impero. Appariva sincero nei suoi commenti e spesso si soffermava sulle difficoltà organizzative e logistiche, a cui si erano trovate esposte le nostre truppe, a suo dire sommariamente preparate alla guerra. Era stato catturato da parte delle truppe inglesi, contro le quali alla fine si erano trovato a combattere inquadrato nella 46ª Brigata Coloniale, dopo  essere riuscito col proprio reparto a fermare temporaneamente l’avanzata dei carri armati nemici, durante l’epica battaglia per la difesa di Cassala nello scacchiere nord dell’Africa Orientale. Era riuscito a scappare per ben due volte da un campo di concentramento inglese in India, ove era stato trasferito nell’estate del 1941, e spesso narrava di come, dopo essere stato ripreso in compagnia di un tenente dei carabinieri, per distoglierlo dal ritentare nuovamente la fuga, il comandante del campo di prigionia lo aveva fatto anestetizzare dai sanitari e gli aveva fatto estirpare tutti i denti.

Nonostante i fatti vissuti, mai ebbe a perdere la gioia della vita e continuava col ricordo a tenere desto e ad insegnare il senso della dignità personale e del rispetto verso gli altri. Tali qualità le conservò e le testimoniò sempre, fino a quando, in punta di piedi, raggiunse la sua compagna di vita, deceduta qualche mese prima, e amata con una dedizione paragonabile solo a quella con cui aveva servito la patria. Questo era Francesco D’Andrea, puro di cuore e dagli occhi color del cielo: azzurri come il suo vecchio modello di automobile che continuava guidare nonostante l’età, azzurri come la sua sciarpa da ufficiale, la vecchia Savoia, che aveva onorato con quaranta anni di vita con le stellette.

Questa la motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

Sottocomandante di Batteria da 65/17, durante 5 giornate di duri combattimenti si prodigava oltremisura nella condotta e nell’esecuzione del fuoco contro forze preponderanti. Ricevuto l’ordine di ripiegare su posizioni arretrate, nonostante le perdite subite e la situazione resa grave dall’incalzante avversario, riusciva, con audaci azioni di contrassalto a contenere l’aggressività e a porre in salvo il suo reparto: Avuto sentore che una stazione radio da campo era rimasta arretrata, si portava in zona particolarmente battuta e riusciva dopo eroici sforzi a recuperare il mezzo efficiente.
Africa Orientale 26 – 31 gennaio 1941

Salvatore Palladino

domenica 26 maggio 2019

Varata la Nave Trieste

E' stata varata il 25 maggio a Castellamare di Stabia la nave da battaglia "Trieste", unità multiruolo portaelicotteri destinata a sostituire, entro il 2022, la nave "Garibaldi". La nuova nave della Marina Militare ha una lunghezza di 245 metri ed è larga 47 metri per 27,7 di altezza, è mossa da due turbine Rolls Royce da 44.000 cavalli, due motori diesel da 11MW e due propulsori elettrici da 5,2 MW. E' equipaggiata con tre cannoni OTO Melara da da 76/62 per la difesa antiaerei ed antimissile, tre torrette armate con mitragliere OTO Melara da 25/80 e cannoncino Oerlikon da 25/137 a controllo remoto, due postazioni lanciarazzi Leonardo ODLS-20, oltre a due lanciamissili Sylver A50 con 8 rampe ciascuno per missili Aster 30. L'unità sarà in grado di trasportare circa trenta elicotteri pesanti da combattimento ed il ponte principale potrà operare anche con gli F-35.  

Alla cerimonia del varo, alla presenza del Presidente della Repubblica, sono intervenuti il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Enzo Vecciarelli, l'Ammiraglio Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della Marina, l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e tutte le maestranze del cantiere navale campano. La madrina del varo è stata Laura Mattarella, figlia del Presidente della Repubblica Mattarella. Il ministro della Difesa ha dichiarato che: "Oggi l'Italia, protesa al centro del Mediterraneo, esposta a tensioni demografiche, sociali, religiose, economiche ed etniche, non può prescindere dalla sua dimensione marittima. Abbiamo bisogno di mari ben presidiati, non solo quelli contigui alle nostre coste, ma anche quelli lontani in cui il nostro Paese, oltre a contribuire alla stabilizzazione di aree di crisi, deve proteggere i suoi prioritari interessi, economici e commerciali. Conseguentemente, abbiamo bisogno di uno strumento di Difesa che mi piace definire persistente, ovvero in grado estendere nel tempo e nello spazio gli effetti delle sue capacità".

giovedì 28 marzo 2019

96° anniversario dell'Aeronautica Militare


Il 28 marzo l'Aeronautica Militare Italiana compie 96 anni, era infatti il 28 marzo del 1923 quando un Regio Decreto stabiliva la fusione tra il Servizio Aeronautico dell'Esercito e l'Aeronautica della Regia Marina, creando la Regia Aeronautica ed elevandola a terza forza armata dello Stato. Da allora l'arma azzurra si è distinta in tutti i conflitti ai quali l'Italia ha preso parte, dimostrando, col sacrificio, l'eroismo e l'abnegazione dei suoi uomini, in pace ed in guerra, il suo enorme contributo alla vita nazionale. Alla bandiera di guerra dell'Aeronautica, concessa già il 17 ottobre 1920 all'allora Servizio Aeronautico, sono state attribuite una Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, quattro Croci di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, due Medaglie d'Oro al Valor Militare, quattro Medaglie d'Argento al Valor Militare, una Croce di Guerra al Valor Militare, una Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico, due Medaglie d'Argento al Valor Civile, una Medaglia d'Oro al Merito Civile, una Medaglia d'Argento al Merito della Croce Rossa Italiana, una Medaglia d'Argento ai Benemeriti della Salute Pubblica, una Medaglia d'Oro al Merito della Sanità Pubblica. 

Da novantasei anni, ad ali spiegate, accanto ai grandi nomi che hanno fatto la storia: dal'asso Francesco Baracca al Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, dal Generale Umberto Nobile alla Medaglia d'Oro Giulio Cesare Graziani, fino all'astronauta Samantha Cristoforetti, gli uomini e le donne dell'Aeronautica italiana sono in volo, con il loro orgoglio fatto di passione e di dovere. Auguri anche a tutti loro! 

venerdì 1 febbraio 2019

I volontari campani nella guerra di Spagna


E' appena uscito, edito della D'Amico Editore, il nuovo libro della collana Quaderni di Historia Regni, coordinata da Angelo D'Ambra. L'opera è dedicata ai Soldati campani nella Guerra Civile Spagnola e raccoglie i contributi di vari studiosi, quali lo storico spagnolo Dimas Vaquero Pelàez, Gaetano Surdi, il senatore Carmine Cozzolino, Rocco Granata e Salvatore de Chiara, curatore del Civico Museo di Storia Militare di Aversa. I diversi saggi ricostruiscono la partecipazione dei combattenti campani alla guerra di Spagna dalla parte dei nazionalisti di Franco, attingendo sia a ricerche d'archivio inedite che alla memorialistica d'epoca. Il testo si apre con una ampia analisi storica dei fatti affidata a Vaquero Pelàez, prosegue poi con le note diaristiche del volontario Marcellino Roma e con la pubblicazione delle lettere alla famiglia della Medaglia d'Oro al Valor Militare Federico Cozzolino, ufficiale pilota dell'Aeronautica caduto in battaglia. 

Un importante approfondimento è dedicato al volontarismo di matrice cattolica, curato da Salvatore de Chiara.  Infatti, nella partecipazione dei contingenti italiani alla guerra di Spagna, per il fronte nazionalista, le motivazioni di natura politica si intrecciarono a spinte ideali  che muovevano dal sentimento religioso individuale. Dalla Campania partirono centinaia di volontari, sostenuti anche dalla convinzione di dover compiere il proprio dovere di cristiani in difesa della fede perseguitata nella Spagna repubblicana, in una moderna crociata che nel secondo dopoguerra è stata presto dimenticata. Tracciando alcuni profili biografici di combattenti, tratti dalla ricerca su fonti inedite, questo studio presenta una prima analisi del fenomeno del volontarismo nella sua connotazione religiosa e della sua percezione da parte dei campani dell’epoca.

Il libro si conclude, poi, con l'elenco nominativo di tutti i campani decorati al Valor Militare per le operazioni in terra iberica, redatto con ricerche accurate da Gaetano Surdi, dell'Unione Nazionale Sottufficiali Italiani.    

Morgagni