venerdì 31 ottobre 2014

Ferruccio Brandi: Presente!


Esattamente due mesi fa, il 31 agosto, moriva nella sua casa di Bolzano il Generale di Corpo d'Armata Ferruccio Brandi, Medaglia d'Oro al Valor Militare e reduce della battaglia di El Alamein. Il Generale Brandi era nato a Trieste il 9 novembre del 1920, alla fine degli anni '30 aveva iniziato la carriera nel Regio Esercito ottenendo nel 1940 la nomina a Sottotenente, in quello stesso anno effettuò il corso di paracadutismo alla scuola di Tarquinia e fu destinato al 187° Reggimento paracadutisti con l'incarico di comandante di plotone. Nel 1942 la Divisione Folgore, cui apparteneva il 187°, fu destinata al fronte dell'Africa settentrionale di rincalzo all'offensiva italo-tedesca, in questo periodo la Folgore fu coinvolta nell'epico scontro di El Alamein scrivendo pagine luminose di gloria. Lo stesso Brandi fu protagonista di quell'epopea partecipando, tra il 23 e il 25 ottobre del 1942, alla testa del III plotone della 6ª Compagnia "Grifo" del II Battaglione Paracadutisti, alle operazioni tra  Deir El Munassib e Quota 105, meritando una Medaglia d'Ora al Valor Militare che gli fu conferita con la seguente motivazione:
 
« Comandante di plotone paracadutisti, attaccato da preponderanti forze corazzate, rincuorava ed incitava col suo eroico esempio i dipendenti a difendere a qualsiasi costo la posizione affidatagli. Sorpassato dai carri, raccolti i pochi superstiti, li guidava in furioso contrassalto, riuscendo a fare indietreggiare le fanterie avversarie seguite dai mezzi corazzati.  Nuovamente attaccato da carri, con titanico valore, infliggeva ad essi gravi perdite ed, esaurite le munizioni anticarro, nello estremo tentativo di immobilizzarli, si lanciava contro uno di questi e con una bottiglia incendiaria lo metteva in fiamme. Nell'ardita impresa veniva colpito da raffica di mitragliatrice che gli distaccava la mandibola; dominando il dolore si ergeva fra i suoi uomini, e con la mandibola penzolante, orrendamente trasfigurato, con i gesti seguitava a dirigerli, e ad incitarli alla lotta, tra fondendo in essi il suo sublime eroismo.
Col suo stoicismo e col suo elevato spirito combattivo salvava la posizione aspramente contesa e, protraendo la resistenza per più ore, oltre le umane possibilità, s'imponeva all'ammirazione dello stesso avversario. I suoi paracadutisti, ammirati e orgogliosi, chiesero per lui la più alta ricompensa
»
 
Ferito e fatto prigioniero dagli inglesi, rientrerà in Patria alla fine della guerra, riprendendo il proprio posto nei ranghi dell'esercito. Nel 1963 ottiene il primo incarico di comando con la nomina a Capo di Stato Maggiore della Brigata Fanteria "Avellino", ma il suo indomito spirito di paracadutista brama di ricongiungersi ai "fanti alati", e infatti alla fine del '63 chiese ed ottenne l'incarico di Capo di Stato Maggiore della appena ricostituita Brigata Paracadutisti Folgore, negli anni successivi sarà dapprima comandante della  Scuola Militare di Paracadutismo a Pisa e poi comandante del 1° Reggimento paracadutisti di Livorno. Dal 1969 al 1973 fu finalmente comandante della "sua" Brigata Folgore. Proprio durante il periodo di comando fu colpito dalla più grave e toccante tragedia occorsa alle forze armate italiana nel dopoguerra: il 9 novembre del 1971, durante un'esercitazione in ambito NATO, un aereo da trasporto con personale misto italiano e inglese si inabissò in mare a largo di Livorno, tra le secche della Meloria causando la morte di 52 militari. Lo stesso Brandi, che partecipava a quell'esercitazione, si prodigò sin dalle prime ore per prestare soccorso e rintracciare i corpi dei caduti. Dopo il congedo continuò a servire l'esercito ed i suoi soldati assumendo l'incarico di Commissario del Ministero della Difesa per le onoranze ai Caduti in guerra, negli ultimi anni si era completamente ritirato a vita privata tra gli affetti familiari, ma ancora nel 2012 era stato eletto Presidente Onorario dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia. 

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